Meditazioni, San Giuseppe

La devozione delle sette domeniche di san Giuseppe

Anton Raphael Mengs, Il sogno di san Giuseppe (particolare), Palazzo Pitti

Nell’anno di san Giuseppe si torna a parlare della devozione delle sette domeniche di san Giuseppe che quest’anno iniziano il 31 gennaio.
In questo breve articolo offro una sintetica storia su questa devozione e il suo legame alla devozione dei sette dolori e gioie di san Giuseppe.
In questa e nelle prossime domeniche proporrò alcuni contenuti scritti o audio che aiutino a vivere questa devozione.

Il senso delle sette domeniche di san Giuseppe è prepararsi alla solennità del 19 marzo dedicando un po’ di preghiera o di meditazione a san Giuseppe nelle sette domeniche precedenti la sua festa.
Questo procedimento di prepararsi ad una festa è molto valido e aiuta a valorizzarla. La solennità di san Giuseppe del 19 marzo fra l’altro è, insieme alla più recente memoria di san Giuseppe lavoratore del primo maggio, l’unica festività liturgica dedicata al santo patriarca.
Vale la pena di prepararsi per non perdere la grazia della solennità e approfondire la conoscenza del santo.

La devozione alle sette domeniche in preparazione della festa di san Giuseppe si è diffusa nel secolo XIX. Nel modo più frequente di viverla è collegata alla devozione dei sette dolori e gioie di san Giuseppe che nasce con fra’ Giovanni da Fano.
Questo importante frate cappuccino (1469-1539) è stato uno dei promotori della riforma del ramo francescano dei Cappuccini e grande predicatore.
Descrisse un’apparizione di San Giuseppe a due giovani frati, dalla quale nacque nella Chiesa la devozione dei “Sette dolori e gioie di San Giuseppe”, indulgenziata da grandi Pontefici quali Pio VII, Gregorio XVI e Pio IX.

Ecco quanto egli riferì:

“Mi narrò un frate minore dell’Osservanza, degno di fede, che, essendo due frati del detto Ordine in una nave che andava in Fiandra, con circa trecento persone, ebbe per otto giorni grandissima tempesta.
Uno di quei frati era predicatore e devotissimo di San Giuseppe, al quale con tutto il cuore si raccomandava.
La nave si sommerse con tutti quegli uomini e il frate, con il suo compagno, si trovarono nel mare sopra una tavola, sempre raccomandandosi con grandissima fede a San Giuseppe.
Il terzo giorno apparve in mezzo alla tavola un bellissimo giovane che, con la faccia allegra, salutandoli, disse: “Dio vi aiuta, non dubitate!”.
Detto questo, tutti e tre con la tavola si trovarono a terra.
Allora i frati, inginocchiati, con molta devozione ringraziarono il giovane, poi il predicatore disse: “O nobilissimo giovane, Vi prego per amor di Dio che mi diciate chi Voi siete!”.
E Lui rispose: “Io sono San Giuseppe, degnissimo Sposo della beatissima Madre di Dio, al quale tanto vi siete raccomandati. E per questo, dal benignissimo Signore sono stato mandato a liberarvi. E sappiate che se questo non era, voi sareste annegati insieme con gli altri. Ho impetrato dalla divina clemenza infinita che qualunque persona dirà ogni giorno, tutto un anno, sette Padre Nostro e sette Ave Maria a riverenza dei sette dolori che io ebbi nel mondo ottenga da Dio ogni grazia, purché sia giusta” (ossia conveniente, conforme al proprio bene spirituale).”

Quindi le due devozioni, i sette dolori e gioie di san Giuseppe e le sette domeniche sono due devozioni distinte, che però si uniscono quando si dedicano le sette domeniche a meditare i sette dolori e gioie.

Per le prossime sette domeniche offro ai lettori una preghiera tradizionale e alcuni passi per meditare il dolore  e la gioia corrispondente.

31 gennaio 2021
Prima domenica di devozione: Il dolore di dover lasciare Maria e la gioia di poterla sposare

7 febbraio
Seconda domenica di devozione: Il dolore per la povertà della grotta di Betlemme e la gioia della nascita di Gesù

3 pensieri su “La devozione delle sette domeniche di san Giuseppe”

  1. Marisa dice:

    Grazie, attendo sempre vostre comunicazioni.

  2. Marisa dice:

    Grazie

  3. Marisa dice:

    Adoro San Giuseppe, credo sia il padre dei padri.
    L’esempio per il genere umano, nella figura del genitore, dell’uomo, dell’umiltà.

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