Avvento e Natale, Commento al Vangelo

Intimità e lontananza

Giotto, La Visitazione (particolare), Cappella degli Scrovegni, Padova

Commento al Vangelo della quarta domenica di Avvento (anno B)

Nella quarta domenica d’avvento leggiamo il Vangelo dell’Annunciazione.
Su questo Vangelo si basa tutto il libro Maria. Il mio cuore svelato che ho pubblicato come strenna di Natale del 2016 con le edizioni Paoline.
Ogni capitolo di quel libro è l’approfondimento che Maria fa in prima persona, ripensando alla sua vita, di una frase del Vangelo dell’Annunciazione.

Per commentare questo Vangelo ho preso, rielaborato e sintetizzato le parole delle pagine 79-82 del capitolo Intimità e distanza nelle quali, con parole mie, Maria illustra uno dei paradossi dell’amore umano.
Il libro è arricchito da 22 splendide tavole  colori di pittori del ‘500-‘600: Murillo, Rubens, Zurbaran, Barocci, Pontormo, Bronzino, Guercino; Procaccini, Carracci, Vasari, Rosso Fiorentino e altri.

Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

«Il Signore è con te!».
Queste parole dell’angelo mi accompagnarono per tutta la vita.
Avevo già la percezione della sua presenza in me e attorno a me. Ma quelle parole me ne diedero la certezza, che cerco di comunicare a ciascuno lungo la sua storia.

Ho compreso anche, durante i giorni della mia vita, che il mistero dell’Amore che siamo chiamati a vivere sulla terra, non è sempre presente come vorremmo.
L’intimità della presenza si alterna con la sua lontananza.
Ho compreso nella carne del mio cuore la verità di ciò che svela la sposa del Cantico dei Cantici, che insieme a momenti dolcissimi di intimità vive il dramma dell’assenza, lo scomparire dello sposo: “Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amore dell’anima mia; l’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città  per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia. L’ho cercato, ma non l’ho trovato.” (Ct 3,1-2)
Quel giorno stesso feci quell’esperienza, quando l’angelo Gabriele si allontanò da me: c’era stato con lui il dialogo decisivo della mia vita, pieno di fiducia e di prospettive inimmaginabili. Poi più nulla.
Ero rimasta da sola.
Non potevo girarmi e chiamarlo e ritrovarlo lì a parlare con me. Anche se sapevo che Dio era con me, come Gabriele mi aveva assicurato. Lo sentivo. Ma non è come poter ascoltare, vedere, toccare.

Per questo mi parlò di Elisabetta, perché potessi trovare in lei compagnia e conforto.
Con Elisabetta ci fu quel capirsi senza bisogno di parole, dialoghi pieni di sogni e di confidenze tra noi donne aperte al Mistero di Dio che era entrato nella nostra esistenza.
E Gesù era davvero presente, « Il Signore è con te! », era tra noi, nel mio grembo, e ascoltava le nostre parole: era veramente preghiera,  quel parlarci a cuore aperto nei giorni normali della nostra vita.
Eppure dovetti lasciare anche Elisabetta dopo tre mesi.
All’intimità seguiva la distanza, con sofferenza del cuore.

Nel frattempo Giuseppe non sapeva nulla della grande novità nascosta nel mio grembo e questo me lo rendeva lontano. Lui mi pensava vicina, io lo sapevo lontano.
Non poteva appoggiarmi con la sua comprensione. Quando seppe del bambino, nella sua angoscia lo sentii vicino nella comprensione, ma lontano per il desiderio di stare da solo a riflettere e decidere, per la possibile decisione di lasciarmi.
Nazaret era il paese dove ero nata, con parenti e amici, i luoghi familiari dei miei sogni di ragazza. Il luogo dove mi aveva raggiunto l’angelo con la sua missiva divina.
Partire per Betlemme voleva dire allontanarsi sempre più da quel mondo amato. Mi affezionai a Betlemme e poi la lasciai.
Così fu la storia dell’amore in tutte gli snodi della mia vita.

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