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“Credete che io possa fare questo?”. I due ciechi di Cafarnao in casa di Gesù.

(Mt 9, 27-31)
Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi!”. Entrato in casa i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: “credete che io possa fare questo?”. Gli risposero: “Si, o Signore!””. Allora toccò loro gli occhi e disse: “Avvenga per voi secondo la vostra fede”. E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: “Badate che nessuno lo sappia!”. Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

Secondo Matteo Gesù, dopo aver lasciato Nazareth, prende dimora a Cafarnao. Qui guarisce un lebbroso, il servo del centurione, la suocera di Pietro, un paralitico calato dal tetto, la donna che perde sangue e fa rivivere la figlia di Giairo. Dopo aver narrato tutto questo e altro che avviene a Cafarnao,  il vangelo di Matteo introduce i due ciechi. Lo seguono per strada urlando. Non vedendo devono avere la certezza che li sente, che non sfugge a loro, con il grido sono riusciti a superare un po’ la menomazione della vista. Gesù li fa arrivare a casa sua, li fa entrare. Per così dire li fa accomodare. Li ospita. Li fa sentire accolti e non maltrattati o tenuti lontano a causa della loro malattia. Il miracolo che seguirà ha la bella unicità, nel Vangelo, di essere compiuto nella casa di Gesù, proprio dove lui abita, nel suo soggiorno potremmo dire. Gesù preferisce in questo caso offrire un’ intimità, placarli con

l’ospitalità,  non dare pubblicità al miracolo e potere interagire con loro su questioni personali necessarie. Vuole  interpellarli sulla loro fede. Fa loro una domanda per la quale è meglio che non ci siano spettatori. La risposta deve essere autentica e sincera. Così mette in evidenza ai ciechi e ai suoi discepoli che la dimensione del credere è condizione necessaria al conseguimento della grazia. I due si fanno compagnia, si aiutano, si sostengono. Probabilmente si sono a vicenda incoraggiati a cercare Gesù di Nazareth e a chiedergli la loro guarigione. Si sono alimentati a vicenda nella fede in lui. Insieme si sono affacciati, insieme Gesù li fa entrare a casa sua, insieme li interroga. Credete che io possa fare questo? La fede deve essere esplicita in lui. Si, o Signore. La risposta è senza incertezze. Insieme li guarisce. Nelle parole che Gesù pronuncia fa capire che la loro fede  è protagonista  importante della loro stessa guarigione: avvenga per voi secondo la vostra fede. E’ importante per Gesù perché lo è per noi esplicitare la fede: credo, crediamo, Signore! Con la fede siamo protagonisti, collaboratori di ciò che desideriamo e chiediamo a Dio. Collaboratori di Dio. E tocca i loro occhi. Questo tocco significa che comunque, al di là della loro fede,  è lui che opera. Non avrebbero potuto vedere, ad esempio, il gesto del guardare in alto del Signore, o un gesto di preghiera silenziosa, o un atto di benedizione da distante: hanno bisogno di sentire il tocco della sua mano sui loro occhi per ricordare per sempre che la guarigione di quegli occhi avvenne grazie alla loro fede, ma anche alle parole di Gesù e al suo tocco: è la sua umanità, la sua carne piena di Dio che è veicolo di salvezza. Poiché sono ciechi, Gesù parla e tocca. Così ricorderanno per sempre. E corsero a mostrare e a raccontare la loro guarigione, com’era avvenuta, in tutta la regione.

Per fede i due ciechi di Cafarnao seguirono Gesù urlando; per fede entrarono nella sua Casa, per fede risposero: crediamo! Per la lor fede recuperarono la vista.
O Dio che ci hai indicato con Gesù la via, che è Lui, da seguire, fa che attraverso la virtù della fede lo troviamo sulle strade della nostra vita, e abbiamo il coraggio di entrare nella sua casa e riceviamo da Lui un aumento di luce e la capacità di vederla e diffonderla intorno a noi.

4 pensieri su ““Credete che io possa fare questo?”. I due ciechi di Cafarnao in casa di Gesù.”

  1. Anonimo dice:

    Aiuta ad agire con il cuore sicuro.

  2. Unknown dice:

    Si agire con il cuore sicuro soprattutto con Lui, chiedergli,seguirlo, gridargli, credergli, entrare nella sua casa, tornare a vedere e poi dirlo in giro.

  3. FbC dice:

    "Signore! Con la fede siamo protagonisti, collaboratori di ciò che desideriamo e chiediamo a Dio. Collaboratori di Dio". Bello. Molte volte – senza saperlo – siamo collaboratori di Dio in ciò che desideriamo anche se non il bene di ciò che chiediamo sembra non arrivare. Come dilatare il nostro sguardo in queste circostanze?

  4. Unknown dice:

    Penso che occorra continuare a chiedere, anche gridando, come ci insegnano fare vari ciechi del Vangelo.Come loro non vediamo perché ancora non accade ciò che chiediamo, oppure non vediamo perché abbiamo bisogno di più fede.Fede per vedere e fede per chiedere: fede che Dio ci ascolta anche se tace.

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