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ALLA FINE DEL MONDO.Meditazione sulle prime parole di Papa Francesco.

13 marzo 2013, sera. Sono passati già più di settanta minuti dalla fumata bianca. Il Papa Francesco finalmente appare alla loggia di san Pietro. La maggioranza degli italiani e dei presenti in piazza san Pietro non lo conosce. E’ accolto dall’applauso  della preghiera, dallo stupore. Guarda davanti a sé la folla immensa e multicolore. I flash dei fotografi. Vede la Chiesa di Roma davanti a sé e grazie ad essa, come in un caleidoscopio, la chiesa universale che da un’ora e dieci minuti è chiamato a presiedere nelle carità. Appena si è affacciato ha smesso di piovere, mi ha raccontato una persona che era lì. Così hanno potuto chiudere gli ombrelli e vedere. Dio si fa presente e aiuta anche così. La gente è felice ed emozionata perché habemus Papam! Lo abbiamo avuto presto: solo 24 ore dopo l’inizio del conclave: tutto ciò comunica unità e armonia nella Chiesa! E perché si chiama Francesco. La gente intuisce la novità: in duemila anni nessuno si è chiamato così. Dopo san Francesco d’Assisi nessuno ha osato chiamarsi così, forse per umiltà: non osavano paragonarsi a quel santo così grande e rivoluzionario. Dal VI secolo nessun Papa, eccettuato Giovanni Paolo I, ha osato darsi un nome che nessun altro Papa aveva avuto prima di lui. Ma Giovanni Paolo, si capiva, era la sintesi dei due predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI. Invece questo nome, Francesco, è  veramente nuovo, unico. E i fedeli colgono che c’è lo Spirito di Dio che soffia sul Conclave, sulla Chiesa, su questa sera di Roma e del mondo, che fa nuove tutte le cose. I fedeli hanno solo un po’ di trepidazione, non lo conoscono, tranne gli argentini, non sanno quale sia il carattere, la voce, lo stile, la lingua…
Fratelli e sorelle,
comincia benissimo, ma ancora il respiro è trattenuto, il cuore è in gola.
buonasera!
Quel saluto e quell’augurio è liberatorio, a molti scorrono le lacrime, e non c’è più la pioggia a confonderle, altri ridono di una risata liberatoria e piena di gioia: Buona sera! Ci ha detto buona sera! E’ un Papa che è un papà e un signore. Grande e vicinissimo. Semplice e umano.


Come se fossimo in un soggiorno e solo venti persone. Ha reso il mondo un tinello di casa. E si riscopre il valore di una parola così comune. Di un saluto così abituale e abitudinario: davvero sentiamo che ci augura con il cuore una buona serata! Come se non fosse lui il protagonista della bellezza di questa sera.Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… ma siamo qui… Commozione e applauso. Ci insegna senza darsi arie da maestro: voi sapete. In realtà, così chiaro e con così poche parole che quello fosse lo scopo del conclave forse nessuno l’aveva mai detto. E per la prima volta in questa sera parla del vescovo di Roma. Adesso si che lo sappiamo. Ce lo dice come se fosse semplicemente una cosa che andava fatta, perché Roma ha bisogno di un Vescovo. I cardinali sono fratelli nelle sue parole, come noi, a cui ha augurato buona sera. Sembra: proprio così dice, sembra, perché forse è un sogno da cui lui e noi ci sveglieremo tra poco. Sembra (anche questa è una cosa che non è mai successa!) che lo siano andati a prendere, a scovare con un lanternino, per lo meno così sembra, quasi alla fine del mondo! Questa è, come diciamo noi, in senso superlativo proprio: “la fine del mondo!” Chi conosce gli argentini e l’Argentina sa che loro sono consapevoli della loro grande terra, che contiene in sé anche un nuovo confine della terra, un nuovo finis terrae, rispetto a quello del vecchio mondo.

Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: Grazie! 
Forse con uno spagnolismo ha detto: l’accoglienza della comunità diocesana di Roma al suo Vescovo. Cioè in italiano: l’accoglienza del suo Vescovo da parte della comunità diocesana: grazie! Sottolinea ancora il suo essere Vescovo di Roma e l’impotanza del suo popolo. Lo ringrazia.
E prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca
E’ chiaro? Benedetto XVI è il nostro vescovo emerito! E’ chiaro chi è il Papa? Il vescovo di Roma! E chiaro, sempre più chiaro, più evidente! Questo Papa è un catechista straordinario. Ripete senza ripetere. Lo stesso concetto da diversi punti di vista. E poi invita alla preghiera. Non è una esortazione alla preghiera. E’ un’introduzione, lo capiamo subito, ma se ci fosse qualche dubbio è subito fugato. La gente applaude a Benedetto, gli vuole bene! Perché il Signore lo benedica (sia quindi sempre più Benedetto) e perché la Madonna lo custodisca: con le mani fa un gesto di protezione totale. L’intenzione di preghiera è esplicita, profonda, semplice.
Padre nostro…Ave Maria…Gloria…
E’ sorprendente, stiamo pregando. Non ci ha chiesto di fare un proposito di pregare per quando torniamo a casa. Non ci ha lasciati da soli con il nostro compito arduo di corrispondere, con la nostra volontà, con la memoria, perché poi ci dimentichiamo, abbiamo le distrazioni…No: ci prende per mano e ci fa pregare. Come un prete che guida la preghiera. Un parroco. Un papà di famiglia cristiana. Inciampa un po’ sull’italiano delle preghiere ed è meglio ancora, perché ci immaginiamo quando faceva pregare gli argentini, nelle sue Chiese, nelle sue strade, in quelle case della fine del mondo. Io sono davanti a una parete bianca di un soggiorno dove stavo facendo una lezione sulla fede a studentesse universitarie, nella loro residenza, e loro proiettano il segnale da internet. Arrivano altre studentesse. Il soggiorno è una piazza san Pietro in piccolo. E la piazza, il mondo è un soggiorno. Tutte rispondono alla preghiera. Quando mai è successo che più di un miliardo di persone hanno pregato insieme così all’unisono  Anche questa è un cosa nuova? Se Gesù ci ascolta quando ci riuniamo in due o tre, cosa farà quando siamo più di un miliardo a pregare insieme? E tra questi c’è anche Benedetto XVI: questo si che non è mai successo, un papa emerito che riceve preghiere e benedizioni dal Papa nuovo, in diretta tv!
E adesso incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo.
Ok. Siamo insieme non c’è dubbio. Andiamo avanti insieme. Vescovo e popolo, popolo e vescovo. Ci ha preso per mano e non ci lascia. Si può parlare di comunione, di partecipazione. Ma qui c’è la realtà, le parole seguiranno.
Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese.
Cita la stessa espressione di Ignazio di Antiochia nella sua lettera ai Romani, ripresa dal Vaticano II nella Lumen Gentium. Per lui la Chiesa di Roma è quella che presiede alla carità. E’ una testimonianza antichissima, primi anni del secondo secolo, pochi decenni dopo la morte di Pietro. E’ nel testo dell’antico padre della chiesa, la chiesa che presiede: lui che ne è il Vescovo, per conseguenza presiede. Lui si nasconde, mette avanti la Chiesa di Roma, quella dove è Pietro. Ha in mente di favorire l’unità con Roma, l’ecumenismo.
Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro.
Ecco come sarà il cammino: fratellanza, amore, fiducia reciproca. Preghiera reciproca. Può essere modello dii qualunque cammino nella Chiesa ma anche nel mondo, nelle famiglie. E infatti subito Papa Francesco allarga l’orizzonte:
Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa tanto bella città!
La collaborazione, la collegialità, la fiducia, non è teorica. E’ subito dimostrata: accanto a lui il suo cardinale vicario che subito viene affiancato in questo cammino. E l’evangelizzazione è un fine immediato, non secondario.
E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.
Tutti sono sorpresi. Tutti in silenzio. Il silenzio si tocca, si taglia, è denso. E’ silenzio di preghiera. Ci ha fatti pregare con le parole, Padre nostro, Ave Maria…Gloria, adesso ci fa pregare con il cuore e con la mente. E come è facile. Facile come prima. Adeso non possiamo più dire che è sempre difficile pregare. Forse quando il Papa ci prende per mano, quando preghiamo insieme, quando c’è unità nella carità…
Adesso darò la Benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Riceviamo tutti la Benedizione. Anche i non credenti. Rafforzata dalla preghiera di tutti.
Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!
La semplicità del buonasera iniziale, diventa affettuosità del buonanotte e del buon riposo. Anche : a presto! è un saluto molto familiare e detto fra amici. In poche parole quanta affabilità condensata. Vuole rivederci presto. Ci lasciamo solo per questa notte, per il riposo. E’ stata una buona sera, come ci aveva augurato e sarà una buona notte e un buon riposo. Perché la benedizione del Padre dona serenità ai figli e rende salda la loro casa. Casa protetta dall’affidamento alla Madonna l’indomani. Come un proposito di bene con cui si riposa meglio.


Un pensiero su “ALLA FINE DEL MONDO.Meditazione sulle prime parole di Papa Francesco.”

  1. Rachele dice:

    Grazie di questi commenti. Le parole del nuovo Papa potevano continuare a colpire per la loro semplicità, ora si va imparando che sono proprio vere e vanno comprese.

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