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STUPORE


Papa Francesco eletto da pochi minuti, contempla con stupore la sua Chiesa

Cominciamo a pubblicare testi di don Valentino Guglielmi. Sono tratti da una raccolta pro manuscripto preparata da suoi parrocchiani, dal titolo “Raccontare l’amore”. Pensando agli avvenimenti grandi ed emozionanti che la Chiesa sta vivendo in questi giorni, e che nella visione di Dio anche don Valentino conosce, scegliamo questa scheda sullo stupore. Spesso le sue brevi ed incisive meditazioni erano rivolte a sposi o a fidanzati in preparazione del matrimonio, lo si comprende dalle parole finali. Ma ci aiutano anche a capire qualcosa della Chiesa sposa di Cristo.

Stupore è l’emozione prodotta nel cuore dall’incontro con qualche cosa di inatteso, non previsto e non prevedibile. Contiene una valenza negativa: evidenzia infatti il limite della mia ignoranza, mi fa sapere quanto poco ho conosciuto fino ad ora, e una valenza positiva: mi offre di interrompere la noia del già visto, mi incoraggia ad avanzare e ad aprirmi ad orizzonti nuovi. Lo stupore mi pone davanti ad un bivio: chiudo alla novità e mi giro sull’altro fianco per continuare a dormire oppure mi appassiono, mi alzo e mi metto sulla strada? Incamminarmi vuol dire investire nuove energie, mi propone una conversione senza condizioni, mi fa abbandonare il vecchio abitudinario e mi riaccende la vita.

Dovrei accorgermi che l’emozione è prodotta da qualche cosa che sta fuori di me, che c’è anche se io non la vedo e non la penso.


Per questo l’attenzione deve volgersi all’oggetto  che viene prima dell’emozione e l’ha prodotta. Quello che devo fare su di me è cercare la temperanza, armonia dei sensi e del cuore, devo cercare il distacco: mia è l’emozione non l’oggetto che l’ha prodotta ed infine devo accettare il mio limite, riconoscermi ignorante, condizione per imparare. Se la cosa è nuova devo tenerla come tale e non diluirla nel già noto, ne spegnerei la originalità.

Solo nel matrimonio è dato di portarsi a casa l’oggetto dello stupore e però conviene ricordare che quel oggetto è e rimane un soggetto donato gratuitamente e si deve continuare a considerarlo come tale. Per questo si dice che il dono ricevuto è compito, cosa di cui occuparsi. Le indicazioni per il compito sono contenute nella configurazione della persona amata.
Sarà necessario interpretare con cura la virtù della temperanza – armonizzazione dei sensi e del cuore – anche dopo le nozze. Occorrerà il distacco: non è un oggetto di mio possesso la persona, che mi è donata, cioè data gratuitamente. Non ho sborsato oro per comprarla e per questo non può essere tenuta alla maniera delle cose che si pagano. Infine dovrò imparare a vedere l’unicità della persona amata: è di se stessa e, in quanto tale, costituisce la cosa che mi manca, è quello che io non sono, per questo la cerco.
Conviene che l’attenzione sia incollata all’oggetto  Mi occuperò poco delle emozioni prodotte in me, quel tanto che basta per esigere da me stesso l’eleganza interiore, da signore.
5 marzo 2008

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