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VERSO LE PERIFERIE DELL’ESISTENZA. Lettera di Papa Francesco ai Vescovi Argentini

Il 18 aprile 2013 é stata resa nota la bellissima lettera che Papa Francesco ha scritto il 25 marzo scorso ai vescovi argentini riuniti in Assemblea Plenaria al Santuario della Madonna del Pilar fino al 20 aprile 2013. Don Mauro Leonardi ha pubblicato una sua traduzione sul suo bolg Come Gesù, perchè ha notato che le traduzioni parziali diffuse,  non lo hanno  soddisfatto. Anch’io so per esperienza che non è facile, come sembra, tradurre bene dallo spagnolo all’italiano. Gli è sembrato che non trasmettessero l’immediatezza con cui Papa Francesco scrive e la forza delle sue frasi. Inoltre è molto bello avere una traduzione integrale, che pare non si trovi altrove. A me piace la traduzione di don Mauro e quindi volentieri la pubblico (fra l’altro inserisce anche alcune utili spiegazioni). Al suo testo ho inserito alcune lievi modifiche sempre nella linea della letteralità, che lui ha accolto e integrato nella sua versione.  In fine pubblico anche l’originale in spagnolo.
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Città del Vaticano, 25 marzo 2013
Fratelli carissimi,
vi scrivo queste righe per salutarvi e anche per scusarmi per non essere lì con voi per “impegni assunti da poco” (suona bene?) anche se sono con voi spiritualmente e chiedo al Signore che Lui vi stia molto vicino nei prossimi giorni.
Vi esprimo un desiderio: mi piacerebbe che i lavori dell’Assemblea [è l’Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Argentina che si è conclusa a Pilar il 20 aprile 2013, ndt] abbiano come cornice di riferimento il documento di Aparecida “Prendere il largo”. Lì ci sono gli orientamenti di cui abbiamo bisogno in questo momento della storia. Soprattutto vi chiedo di avere un’attenzione particolare alla crescita dell’azione missionaria continentale in due aspetti: missione programmatica e missione paradigmatica. Tutta la pastorale deve essere svolta in chiave missionaria. Dobbiamo uscire da noi stessi e muoverci verso le periferie dell’esistenza umana e crescere in parresia [cioè nell’esprimere con franchezza e libertà la verità, ndt]. Una Chiesa che non esce da se stessa, prima o poi, si ammala a causa dell’aria viziata che respira stando nelle sua stanza chiusa. È anche vero che a una Chiesa che esce allo scoperto può succedere quello che può avvenire a chiunque vada per strada: e cioè di avere un incidente.

Ma, di fronte a questa alternativa, vi voglio dire francamente che preferisco mille volte un Chiesa ferita che una Chiesa ammalata. La malattia tipica della Chiesa chiusa è l’autoreferenzialità; guardare se stessa, essere incurvata su se stessa come quella donna del vangelo [fa riferimento alla donna di cui il vangelo dice: “C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.” Lc 13,11, ndt]. È una specie di narcisismo che ci spinge prima a una sorta di mondanità spirituale e di sofisticato clericalismo, e poi ci impedisce di sperimentare “la dolce e confortante gioia di evangelizzare”.

Auguro a tutti voi questa gioia, che tante volte è unita alla Croce, e che ci salva dal risentimento, dalla tristezza, e dall’essere degli scapoloni clericali. Questa gioia ci aiuta ad essere ogni giorno più fecondi, spendendoci e sfibrandoci al servizio del santo popolo fedele di Dio; questa gioia crescerà sempre di più nella misura in cui prenderemo sempre più sul serio quella conversione pastorale che ci chiede la Chiesa.
Grazie per tutto quello che fate e per tutto quello che farete. Che il Signore ci liberi dalla tentazione di abbellire con maquillage il nostro episcopato attraverso gli orpelli della mondanità, del denaro e di un “clericalismo alla moda”. La Madonna vi mostrerà la strada dell’umiltà, del lavoro silenzioso e coraggioso che é sospinto dallo zelo apostolico.
Vi chiedo, per favore, di pregare per me affinché non mi creda chissà chi e sappia ascoltare ciò che vuole Dio e non ciò che voglio io. Prego per voi.
Un abbraccio da fratello e uno speciale saluto al popolo fedele di Dio che vi é affidato. Vi auguro un tempo pasquale santo e felice. Che Gesù vi benedica e la Madonna abbia cura di voi.
Fraternamente, Papa Francesco
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Queridos Hermanos:
Van estas líneas de saludo y también para excusarme por no poder asistir debido a “compromisos asumidos hace poco” (¿Suena bien?) Estoy espiritualmente junto a Ustedes y pido al Señor que los acompañe mucho en estos días.
Les expreso un deseo: Me gustaría que los trabajos de la Asamblea tengan como marco referencial al Documento de Aparecida y “Navega mar adentro”. Allí están las orientaciones que necesitamos para este momento de la historia. Sobre todo les pido que tengan una especial preocupación por crecer en la misión continental en sus dos aspectos: misión programática y misión paradigmática. Que toda la pastoral sea en clave misionera. Debemos salir de nosotros mismos hacia todas las periferias existenciales y crecer en parresía.
Una Iglesia que no sale, a la corta o a la larga, se enferma en la atmósfera viciada de su encierro. Es verdad también que a una Iglesia que sale le puede pasar lo que a cualquier persona que sale a la calle: tener un accidente. Ante esta alternativa, les quiero decir francamente que prefiero mil veces una Iglesia accidentada que una Iglesia enferma. La enfermedad típica de la Iglesia encerrada es la autorreferencial; mirarse a sí misma, estar encorvada sobre sí misma como aquella mujer del Evangelio. Es una especie de narcisismo que nos conduce a la mundanidad espiritual y al Les deseo a todos Ustedes esta alegría, que tantas veces va unida a la Cruz, pero que nos salva del resentimiento, de la tristeza y de la soltenoría clerical. Esta alegría nos ayuda a ser cada día más fecundos, gastándonos y deshilachándonos en el servicio al santo pueblo fiel de Dios; esta alegría crecerá más y más en la medida en que tomemos en serio la conversión pastoral que nos pide la Iglesia.
Gracias por todo lo que hacen y por todo lo que van a hacer. Que el Señor nos libre de maquillar nuestro episcopado con los oropeles de la mundanidad, del dinero y del “clericalismo de mercado” sofisticado, y luego nos impide experimentar “la dulce y confortadora alegría de evangelizar”. La Virgen nos enseñará el camino de la humildad y ese trabajo silencioso y valiente que lleva adelante el celo apostólico.
Les pido, por favor, que recen por mí, para que no me la crea y sepa escuchar lo que Dios quiere y no lo que yo quiero. Rezo por Ustedes.
Un abrazo de hermano y un especial saludo al pueblo fiel de Dios que tienen a su cuidado. Les deseo un santo y feliz tiempo pascual.

Que Jesús los bendiga y la Virgen Santa los cuide.
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Fraternalmente,
Vaticano, 25 de marzo de 2013

2 pensieri su “VERSO LE PERIFERIE DELL’ESISTENZA. Lettera di Papa Francesco ai Vescovi Argentini”

  1. straordinariamente bella. correggerei "un Chiesa" in "una Chiesa" alla fine del secondo capoverso e toglierei gli accenti ai "sè" quando seguiti da stesso /a /i /e.

  2. Anonimo dice:

    Lettera meravigliosa….mi ha fatto venire in mente le Lettere di Paolo e degli Apostoli contenute nele S. Scritture!

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