San Paolo ai Galati lo dichiara con forza: perché ricevessimo l’adozione a figli di Dio, anche noi. Il Figlio di Dio diventa uomo perché gli uomini possano diventare figli di Dio. Lui figlio per natura, noi per adozione: siamo tirati dentro la sua famiglia divina, il Padre, il Figlio, lo Spirito santo: ci sono tutti e tre qui, nella parole prese dalla lettera ai Galati che si leggono nella Messa del primo gennaio, ogni anno. Ma l’adottato è figlio davvero, con tutti i diritti e tutti i doveri. Tutte le gioie e tutti i pesi. Porterà avanti quella famiglia, ne avrà l’eredità. E’ un’immagine, la più adatta possibile, ma non può dire tutto del mistero che avviene in noi quando siamo presi da Cristo, afferrati dal suo Battesimo, per non essere lasciati più. Nel battesimo diventiamo figli, ma entra in noi una somiglianza con Cristo, che nelle adozioni umane non potrebbe avvenire, se non in parte, con la consuetudine della vita. Veniamo trasformati dentro, ci viene dato un carattere di famiglia, un’impronta che non si perderà più. E abbiamo la Chiesa in eredità, il Regno, e ci muoviamo liberi come figli in questa famiglia. E il nostro rapporto con il Padre del cielo, è come quello del figlio unigenito: abbiamo ricevuto il suo stesso spirito: e gridiamo anche noi: papà, papà! Nella nostra preghiera. Abbiamo fatto questa esperienza? Lo Spirito che ci spinge a gridare: papà, padre! Forse non abbiamo ascoltato lo Spirito? Forse abbiamo avuto pudore di gridare? Forse non ci sentivamo all’altezza, in grado di farlo, di essere ascoltati…non abbiamo creduto alla verità di quell’adozione che ci ha cambiato nel profondo per sempre: gli assomigliamo, siamo suoi figli, siamo due gocce d’acqua con Dio. Tutto suo Padre, ci dicono le zie, i vicini di casa, i passanti che sbirciano nel passeggino. Tutto suo padre Dio. E siccome Dio non l’hanno mai visto diranno: tutto Gesù Cristo, suo fratello, tutto sua madre Maria! Ci riconoscono. Ma è come dire: tutto suo padre Dio. Per grazia di Dio, dice san Paolo, è avvenuto tutto questo, non per merito, non per conquista, che non si può , non si potrebbe, da parte di nessuno! Per pura grazia di Dio, puro dono, tutto ricevuto! Dono da non dimenticare, da utilizzare, da far funzionare, da ricordare, da considerare: sono figlio, posso vivere da figlio con mio Padre Dio. Per ricordarci questo dono di essere figli andiamo da Maria nostra madre. Come le buone madri ci insegnerà a conoscere Dio, nostro Padre. A gridare nella nostra orazione: papà, papà! Come Gesù.
SEI FIGLIO, SEI EREDE. PUOI DIRE :ABBA’ PADRE!
Mi piacerebbe dare spunti di considerazione sulla nostra filiazione divina. Comincio con un appunto mio sul testo della lettera ai Galati che si legge nella solennità della Madre di Dio.
Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!». Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio. (Gal 4, 4-7)
Leggemmo queste parole di san Paolo il primo giorno dell’anno. Il suo unico testo mariano, importantissimo, citatissimo. Festeggiavamo Maria come madre di Dio. Iniziavamo un anno di grazia che non sapevamo cosa ci avrebbe regalato. Ci affidavamo a lei. Dopo avere, per otto giorni, contemplato il suo figlio, figlio di Dio fatto uomo nel suo seno e da lei nato a Betlemme, da lei cullato, custodito, allattato, contemplato, amato, guardavamo di più lei: la madre di Dio, la teotokos. Ogni giorno dell’anno vorremmo guardarla così. E avere la possibilità di stare tra le sue braccia accanto al suo figlio divino. Una donna come noi, tra di noi, delle nostre, è diventata madre del Dio onnipotente che ha voluto farsi uomo come noi. E perché, per quale motivo?
Che bello sapere in modo fondante che la Chiesa è un nostro patrimonio e grazie a questo ci possiamo muovere con libertà filiale nelle vicende del mondo che sono sempre più avvincenti e bisognose di sguardi capaci di verità e di bene.
Grazie!