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PIANGENDO COMINCIO’ A BAGNARLI DI LACRIME. Il dialogo di Gesù con la donna peccatrice e con Simone fariseo

Il brano di Luca che si legge nella Messa della domenica undicesima dell’anno C, mi ha sempre molto colpito, e spesso l’ho citato nelle meditazioni. Penso che sia uno dei passi evangelici più densi di insegnamento sulla misericordia di Dio, sulla tenerissima umanità di Gesù Cristo, sul suo divino discernimento degli spiriti, sulla sua voglia di perdonare i peccati, sulla sua sapienza nel condurre un dialogo con una persona. Anni fa pubblicai su Studi Cattolici un articolo di spiritualità intitolato “Simone e la donna”. Più tardi quando pubblicai il libro Più gioia in cielo.Incontrare Cristo e il suo perdono, lo inserii con qualche aggiustamento, e l’episodio diventò la copertina, con una tavola di Salvatore Fiume, dipinta per un Vangelo illustrato delle edizioni Paoline. Lo stesso  episodio, con gli adattamenti adeguati alla nuova versione italiana dei Vangeli del 2008, è presente nel libro IL SACRAMENTO DELLA GIOIA. Prepararsi alla confessione meditando il Vangelo (Paoline, 2010). Lo ripropongo qui di seguito. Buona lettura e buona meditazione.

Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo (Lc 7,36-38).
Di quella donna sappiamo che era peccatrice. Come tale era conosciuta in quella città, e lo sapevano bene il fariseo e i suoi commensali.
Ha sentito parlare di Gesù che predicava la conversione e il perdono dei peccati, anzi ha sentito dire che lui stesso voleva prenderli su di sé e che si reputava in grado di perdonarli. Ha udito le voci delle donne che si confidano l’una con l’altra il modo tutto nuovo con cui Gesù tratta le donne e come parla con le peccatrici.
Sa che è in città e si informa sulla casa che lo ospita. Sente con la certezza del cuore che se riesce a incontrare Gesù si potrà aprire finalmente quell’orizzonte della sua vita da tanti anni chiuso e invalicabile. L’oscuro muro grigio di un destino ineluttabile potrà forse crollare e svanire come svaporano gli incubi al mattino.

Afferra il vasetto, prezioso per lei, e corre via. Conosce la strada.
Gesù apprezzerà il suo gesto, leggerà nell’animo il pentimento sincero, la premierà.
Quando vai a confessare il peccato stai facendo come questa donna: una cosa buona verso Gesù, una cosa gradita. Informati, in quale casa si ferma oggi il maestro? E vai di corsa sulla strada dell’amore. Stringi fra le tue mani il vasetto di profumo, simbolo della coscienza chiara sul peccato.
<<Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. Si le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto>> (Sal 50,3-6). I profumi venivano offerti a Dio nel tempio sull’altare dei profumi, ma <<uno spirito contrito è sacrificio a Dio>> (Sal 50,19): è profumo per Gesù la consapevolezza pentita del peccato.
La donna rimane dietro rispetto a Gesù, non osa farsi avanti, non ha l’ardire di mettersi alla pari. Si afferra invece ai piedi, come segno di sottomissione e di umiltà profonda. <<Un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi>> (Sal 50,19).
Spande le sue lacrime come simbolo della totale apertura dell’anima. <<Tu gradisci la sincerità nel mio intimo>> (Sal 50,8). Attraverso le sue lacrime è come se uscissero allo scoperto tutti suoi peccati, e nello spandersi, mirabilmente, lavano i piedi del Salvatore. I piedi di Gesù. I piedi del suo corpo mistico che è la Chiesa. Lavano l’anima della peccatrice, <<nel segreto del cuore mi insegni la sapienza>> (Sal 50,8).
Asciugarli con i suoi capelli è metafora del proponimento forte di cambiare vita. Via questi peccati, ora confessati, via dalla mia vita per sempre.
Bacia i piedi di Gesù per gratitudine anticipata. Grazie di essere qui, grazie per non avermi mandata via, grazie perché mi accogli, grazie perché mi capisci, grazie per il perdono.
Li bacia perché chiedere perdono è un atto d’amore.
Li cosparge d’olio profumato. Olio che nutre, che è frutto dell’ulivo creato da Dio, e del lavoro e della fantasia dell’uomo. Olio che rafforza e tonifica, olio che cura. Olio che sarà scelto da Gesù per molti dei suoi segni che lungo la storia porteranno alle anime la sua grazia. Profumo che allarga il cuore, che invita a contemplare il bello del creato. Profumo che spande la sua fragranza nella casa. L’olio profumato tonifica i piedi stanchi di Gesù e li prepara nuovamente per il cammino, mentre un altro olio profumato scende dolce nell’anima della donna. Olio profumato è la misericordia di Dio.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa» (Lc 7,39-40).
Qualcosa, nel greco di Luca si scrive e si legge ti, una parola molto piccola.
Una delle parole più brevi del Vangelo. Eppure in questa parola piccola che ti dirò, è nascosta buona parte della storia della salvezza, è narrata in anticipo la storia segreta della Chiesa. Ciò che sta avvenendo oggi a casa tua è una sintesi in parabola del mio Vangelo. In questa piccola cosa che ho da dirti, ti spiegherò come la salvezza, se vuoi, oggi può entrare in casa tua.
Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene» (lc 7,41-43). 

Questa, Simone, è solo la prima parte della cosa che ho da dirti. Vorrei che poi, riflettendo, potessi notare come te la sto dicendo. Con quale delicatezza, senza mortificarti, preparo il tuo cuore, e lo riscaldo perché possa rendersi docile alla conversione che ti chiedo. Ti lodo: in questo caso hai giudicato bene. Ti incoraggio: vedi che anche tu sei in grado di giudicare bene, e su qualcosa che ha a che vedere con l’amore: chi lo amerà di più? Avrei potuto dirti che sono profeta e so chi è questa donna e che non le distinguo in categorie. Avrei potuto profetizzarti che il Vangelo impiegherà ben nove verbi per descrivere le azioni di questa donna, senza contare l’azione sottintesa del prendere il vasetto di olio profumato (la splendida espressione: <<piangendo cominciò a bagnarli>> e gli incantevoli imperfetti: <<asciugava>>, <<baciava>>, <<cospargeva>> per un’azione che continua, e di fatto sta continuando), e tu invece vedi soltanto che <<mi tocca>>! In questo caso hai giudicato male. Il tuo sguardo è deformato. Ti ho raccontato quella storia di denari perché so che con i denari ti trovi a tuo agio. Ti ho fatto un indovinello di facile soluzione per aiutarti a capire. Hai giudicato bene sui denari, che è l’unico condono che per il momento sei in grado di valutare. Cinquanta e cinquecento (i numeri ruotano nella tua mente). Cinquanta per dieci fa cinquecento. Cinquecento diviso dieci fa cinquanta. Il dieci sta per i miei comandamenti. Sono gli stessi, per te e per lei (sì, ora stai cominciando a giudicare bene). I denari che non avete più, sono la mia verità negata, il mio amore rifiutato, l’eredità chiesta in anticipo e dissipata. Non hai da restituire tu, né lei. Ed è la stessa moneta. Un denaro è il salario di una giornata di lavoro. Sono le giornate perse per il regno dei cieli. Lo stesso denaro, lo stesso peccato. Vedo che non ti senti più tanto comodo sul divanetto: stai giudicando bene. I tuoi occhi si stanno dilatando e provi il presagio di una tenerezza sconosciuta. Allora posso passare alla seconda parte della cosa da dirti.
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo» (Lc 7,44-46).
Vedi questa donna, Simone? Guardala, guardala bene. Scoprirai una per una le dieci azioni che l’hanno portata fino a me (senza contare il gesto di raccogliersi i capelli per accarezzarmi i piedi e asciugarli delle sue lacrime). Prova a pensare se non sei tu, in realtà, che solamente <<mi tocchi>>. Mi hai portato a casa tua non come una persona amica ma come una conoscenza da utilizzare per il tuo prestigio, un personaggio noto da soppesare, un fenomeno da mostrare. Lei invece guarda a me come persona, e intuisce qualcosa del mio mistero. Dai piedi mi giunge direttamente al cuore, perché quei suoi gesti sono simbolo reale dell’amore che ha per me. E mentre ti parlo continua a baciarmi, bagnarmi, accarezzarmi. Continua a moltiplicare per cinquanta i suoi dieci gesti d’amore (seguire un comandamento è un gesto d’amore) per arrivare a cinquecento atti di riparazione per i suoi cinquecento denari dissipati. (Li ho già dimenticati, ho ritrovato il suo cuore).
Tu, invece, per i tuoi cinquanta denari mi sai offrire soltanto un invito a pranzo, formale. E poi, mi scruti per cogliermi in errore. Mi tocchi con i tuoi occhi indagatori.
In verità, Simone, a ogni uomo che viene al mondo ho qualcosa da dire. Vorrei che l’ascoltasse come tu l’ascolti, con il tuo nome proprio: Simone, con il pronome personale: tu. Tu non mi hai dato l’acqua per i piedi. Tu non mi hai dato un bacio. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato. Che io desideravo. Ti prendo come paradigma dell’umanità intera. A tutti, all’orecchio, ho una cosa da dire: tu.
Ciascuno, dialogando con me, comprenderà.
«Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (Lc 7,47).
Ecco, Simone, la terza parte della cosa che ho da dirti: c’è una corrispondenza biunivoca tra l’amore e il perdono. Se inverti i fattori, il prodotto non cambia. Lei ha molto amato nell’unico momento in cui mi ha chiesto perdono dei molti peccati. Ha fatto molto di più di cinquecento atti di dolore   per cinquecento denari bruciati. Ma anche tu, per i tuoi cinquanta, puoi amare molto ed essere perdonato molto. Se torni ogni volta da me, a ogni denaro buttato via, potrò perdonarti molto e molto mi amerai.
Tu, Simone, una volta ravveduto, non dare retta ai tuoi commensali: non sanno fare altro che mormorare. Sono figura del vociare degli uomini di ogni tempo, spettatori senza fede delle azioni divine, che sospettano: Come può un uomo, come può la Chiesaperdonare al posto di Dio?
 Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!» (Lc 7,48-50).
Gesù ora si rivolge a lei, anche a lei dà del tu, alla donna che ha molto peccato e molto amato. Tu, proprio tu. I tuoi peccati, proprio quelli che tu conosci e io come Dio conosco. Sono perdonati. A te, proprio a te, donna che molto ami. Custodisci la tua fede come il tuo profumo, raduna la pace del cuore con le tue lacrime, fuggi dagli sguardi indiscreti e va’ a goderti la gioia del perdono, l’ebbrezza della misericordia divina, l’unità ritrovata. Oggi sei nata a vita nuova.
I commensali hanno da ridire, vorrebbero forse confonderla: Che cosa ne sai, chissà chi è colui che dice queste cose così grandi, non prenderlo sul serio. Ma Gesù la conferma: Sei stata salvata dalla tua fede oltre che dal tuo amore. Dalla tua fede che si vede nelle opere dell’amore. Perché credi nel Signore Gesù, che mangia e beve come tutti noi. Lui sa meglio di chiunque altro (non c’è bisogno che tu dica nulla) quello che hai nel profondo dell’anima.
Lui sa e valuta esattamente quanto hai voluto e quanto non avresti voluto. Sa, con una precisione che nel mondo non esiste, quale e quanto grande – o quanto piccola – sia la tua colpa. I tuoi sono gesti di fede. Credo in te, Gesù, chiedo perdono a te. Mi sono pentita, non lo voglio più. Non ne posso più, mi fanno male dentro quei peccati. Tutto questo nelle lacrime e nei baci.
Volevi dare un bacio e dire una parola, regalare un profumo.
Sono sgorgati i fiumi, si sono moltiplicati i baci. Fortuna che hai capelli fiorenti. Assorbono bene. Non hanno mai avuto un compito così grande. Un privilegio così unico.
Hai creduto che Gesù è l’amore di Dio fatto carne. Hai amato Dio in Gesù, gli hai chiesto il perdono che ti poteva dare.Hai creduto che ti amava e che ti avrebbe perdonato. La tua fede ti ha salvata, donna.
<<Va’ in pace>>, le dice Gesù.
Va’, donna considerata da tutti peccatrice, sei libera dalla tua angoscia, libera dal dolore che ti faceva piangere. Libera da questi uomini perbene che ti criticavano e forse in segreto ti usavano. Sei in pace. Libera nella pace. Ti ho sciolto dal legame, ora puoi andare, con una pace nel cuore che il mondo non può dare. Va’, corri per le strade di questo mondo che ho creato per te come un regalo e che non ti sa dar pace, e gridagli, cantagli la tua pace.
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio (Lc 8,1).
In seguito, in quel seguito che il Vangelo tace, Simone pensava tra sé, sicuro di essere ascoltato dal Maestro. Una cosa ancora, Maestro, ancora una cosa mi hai detto oggi. Dunque quei baci erano anche di fede, non soltanto d’amore; come le lacrime. E così il profumo e i capelli, il dolore e il proposito. E questa donna è simbolo della fede oltre che dell’amore. La fede dunque è un donarsi senza ritegno, con tutto se stessi a Dio che si rivela come amore che perdona, senza badare ai commensali. La fede è consanguinea dell’amore, intrisa di speranza. Anch’io, Signore, credo, spero e amo. Ti voglio seguire dovunque tu vada.
Simone, segreto rimarrà nel mio cuore umano e divino questo dialogo con la tua anima, come segreto rimarrà quel tuo pensiero sbagliato sulla donna che mi toccava. Ma se vuoi seguirmi davvero resta dove sei, fra la tua gente, a raccontare ciò che ho fatto per te. Luca, evangelista della mia misericordia, annoterà ordinatamente tutto ciò che tu vorrai svelare, per aiutare i farisei di ogni tempo a convertirsi, perché la misericordia di Dio sia conosciuta e amata da tutti i suoi figli.

Un pensiero su “PIANGENDO COMINCIO’ A BAGNARLI DI LACRIME. Il dialogo di Gesù con la donna peccatrice e con Simone fariseo”

  1. Teresa dice:

    E come si può non lasciare un commento?
    E' bellissima questa considerazione sulla conversione di Simone!
    Perchè in genere si riflette sempre e solo sulla donna peccatrice; invece Gesù ha da dire una piccola cosa a Simone: "In questa piccola cosa che ho da dirti, ti spiegherò come la salvezza, se vuoi, oggi può entrare in casa tua".
    Quello che segue è in realtà un elenco! Non mi hai dato un bacio, non mi hai offerto acqua etc;insomma ci ritroviamo facilmente in questo fariseo.
    Il problema è che anzi, quando invitiamo Gesù nella nostra casa( cioè lo vogliamo davvero nella nostra vita) improvvisamente aumenta a dismisura la conoscenza di tutte le cose che non gli abbiamo dato e offerto!
    E, come nel brano del Vangelo, forse è Lui stesso che ce le dice nel cuore…e allora diventa importante trovare qualcuno che ci aiuti a non rimanere sconvolti dalle tante cose che mancano e che ci parli "il linguaggio che possiamo capire in quel momento", fino a portarci a sentire almeno un pò, che, se noi cerchiamo di andare verso di Lui , è ancora più sicuro che c'è un movimento inverso che ci salva.
    Questo qualcuno,penso dovrebbe essere un sacerdote,qualcuno "Come Gesù".

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