Foto di Sofia Mardegan |
Ho scelto questo pensiero di don Valentino, e l’ho postato il 5 luglio 2013, giorno molto denso di avvenimenti ecclesiali riguardanti il Papa Francesco: insieme con Papa Benedetto ha…benedetto la statua di san Michele Arcangelo alla cui protezione affida il vaticano; poi è uscita l’enciclica a quattro mani Lumen fidei, sulla virtù della fede; inoltre ha approvato la dichiarazione sul miracolo di Giovanni Paolo II che apre alla sua canonizzazione, insieme a quella di Giovanni XXIII. E tra gli altri ha approvato la pubblicazione del decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del venerabile Alvaro del Portillo. Per tutte queste cose mi piaceva dire Grazie, con parole di don Valentino. Mi è tornato alla memoria che quando don Valentino ricordava gli anni di studio e di lavoro pastorale a Roma, aveva alcuni ricordi di san Josemarìa. E quando gli chiedevamo: “con don Alvaro del Portillo (che allora era il più vicino collaboratore di san Josemarìa e soleva stare dietro le quinte, senza mettersi in mostra) ti ricordi qualche parola, qualche incontro, qualche episodio?” Don Valentino allora ricordava, che le domeniche pomeriggio di quegli anni sessanta, lo invitavano a volte, e a volte poteva andare, in viale Bruno Buozzi 73, nella casa dove san Josemarìa abitava, quando proiettavano qualche film, che don Francesco Angelicchio procurava grazie al suo lavoro nel Centro Cattolico Cinematografico, con il quale cercavano di far riposare un po’ san Josemarìa, dal suo lavoro senza soste. Don Valentino ricordava che, nell’intervallo della proiezione, don Alvaro si avvicinava a lui, e sapendo che fumava, gli diceva con aria di complicità: usciamo a fumarci una sigaretta! A questo punto don Valentino faceva la sua tipica risata arguta, di commento. Ecco, oggi che don Alvaro è così vicino alla beatificazione, mi piace ricordarlo così, con il ricordo discreto e divertente di don Valentino: una santità normale, quotidiana, fraterna, amabile, opportuna, attenta. Due parole semplici, scambiate tra fratelli, con la sigaretta in mano.
GRAZIE
GRAZIE
04. 10. 10
Noi siamo limitati. Conoscere il nostro limite fa parte della conoscenza, non del limite.
La nostra vita dipende da qualcuno che ce ne ha fatto dono in qualità di sorgente o di conduttore.
Il mio primo respiro consapevole dovrebbe essere grazie. Il grazie contiene l’accettazione del dono.
Così esercito il primo atto della mia libertà, primo in senso di valore, non necessariamente in senso cronologico.
Sono chiamato a dire grazie liberamente, sebbene non disponga di alternative ragionevoli.
E’ la condizione di figlio. Se mi colloco al mio posto le tessere del mosaico cominciano a rendere visibile un disegno.
Come alternativa potrò arrogarmi il diritto e farmi dio a me stesso senza rendermi conto di quanto è scomoda oltre che ridicola questa posizione.
Posso accettare la mia condizione a collo torto come colui che si piega malvolentieri, dice grazie a denti stretti e si lamenta di continuo come se gli avessero sottratta la sua parte di eredità.
E’ malcontento e rende pesante la vita a chi gli sta vicino.
Posso dire grazie col sorriso che nasce dal cuore. Mi accorgerò, appena abbia imparato a distaccarmi dalle cose e da me stesso, che tutto mi appartiene, perché sono figlio di Dio.
Come è importante sapere che l'essere positivi con se stessi, riconoscendo la vera propria origine filiale, porta la gratitudine che fa vedere quel disegno pregiato che è la vita, da condividere!
Grazie a lei per aver pubblicato ancora don Valentino.