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7 agosto 2013: RICORDO DI DON FLAVIO

Questa mattina, 7 agosto dell’anno della fede 2013,  don Flavio Capucci doveva scendere per celebrare a casa sua, in via Orsini a Roma. Non arriva per la Messa, alle 10. In camera sua stava, vestito con la talare, pronto per la messa, era seduto sulla poltrona, come se dormisse. La messa che avrebbe celebrato era quella per il nostro Prelato Saverio: che oggi compie il suo cinquantottesimo anniversario di ordinazione sacerdotale. Ma sarebbe stato presente anche, nel suo cuore, il ricordo di una Messa molto importante per san Josemarìa, il santo a cui ha dedicato molti anni di lavoro della sua vita, come postulatore della causa di canonizzazione: infatti il 7 agosto del 1931, a Madrid, il giovane don Josemaria durante l’elevazione dell’Eucaristia nella Messa, ebbe una parola interiore da parte di Dio, molto forte e decisiva per l’orientamento spirituale dell’Opera che aveva fondato. Dio gli impresse nel cuore le parole del Vangelo di san Giovanni (12,32): “Et ego si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum“: “E io quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. San  Giovanni nel suo Vangelo aggiuunge che Gesù si riferiva al modo in cui avrebbe dovuto morire. E san Josemarìa comprese in una luce nuova quelle parole: capì che i figli e le figlie del suo spirito, uomini e donne di Dio, identificati con Cristo, avrebbero innalzato la croce di Cristo, salvatrice, nel cuore delle realtà terrene, e avrebbero così collaborato in prima persona all’opera della redenzione della Croce e resurrezione di Cristo, attirando a Lui persone e realtà.  In questo giorno il Signore ha chiamato lui, don Flavio, a essere innalzato da terra, identificato per sempre con Cristo sacerdote e salvatore. Preghiamo per lui e ci affidiamo alla sua intercessione. Nella foto che si vede qui accanto è stato ritratto durante una gita, nel 1964, con altri liceali e universitari che frequentavano il centro dell’Opus Dei di Napoli.


A me tornano alla mente tanti ricordi:


Ero giovane studente liceale e Flavio, laico,  era a Milano come redattore di Studi Cattolici, e primo
direttore della nuova sede della Torrescalla a città studi. Tra tanti ricordi uno: eravamo durante un incontro di studenti a Urio, nel padiglione vicino al lago. in una pausa dei lavori mi chiede: hai letto il vangelo oggi? Io gli rispondo di no. Lui, scherzoso mi dice: “pagano!” e mi invita a leggerlo con lui. Andiamo in una piccola cappella. C’è l’altare che san Josemaria aveva comprato da un rigattiere romano per quattro soldi. Di legno, dorato. Tabernacolo con il pio pellicano della tradizione eucaristica. Un’Ave Maria e fa leggere a me un piccolo brano. Poi si inginocchia in una breve meditazione. E mi spiega che si può fare così, e che è utile quella breve meditazione per far calare dentro la parola di Dio. Nel 1973, in una registrazione che ho sentito anni dopo,  in un incontro, sempre a Urio, san Josemarìa dice che ha detto qualcosa “perché lo dica Flavio alla mamma”. Mi colpisce la vicinanza, la familiarità di san Josemarìa con Flavio. Si racconta che fosse molto divertito del modo laicale con cui si presentava, da giovane studente, a un cardinale a cui san Josemaria lo aveva presentato: gran stretta di mano: “piacere, Capucci!” .Giocavamo a basket il sabato sera nella palestra di via Previati, a Milano. Forte nel tiro della media distanza, nella difesa a zona, nella visione di gioco. Incoraggiava tutti all’animus pugnandi, allo spirito combattivo nello sport. Portavamo amici per poi avvicinarli alla formazione cristiana. Proprio alla fine di una di quelle partite, tornando a casa nota i sintomi del diabete, che lo accompagnerà per tutto il resto della vita. Minimizzava: non è forma grave, come quello che ebbe san Josemarìa. Ma negli ultimi anni, lo si vedeva consunto dalla malattia. Dal 6 al 9 dicembre 1973, c’era anche Flavio, con vari residenti della Torrescalla, a Roma, prima e dopo la festa dell’Immacolata. Era un incontro formativo per studenti che frequentavano centri dell’Opera in Italia. La sera di quell’8 dicembre, nel centro Elis, scrissi a san Josemaria la lettera  con la quale gli chiedevo di essere dell’Opera come numerario. Era già in programma per il giorno dopo, domenica 9 dicembre, un
incontro familiare, che chiamiamo  tertulia,  con mons. Escrivà, che chiamavamo: Padre. Poi avremmo preso il treno per Milano e per le altre città d’Italia per essere a scuola il lunedì mattina successivo. Flavio, a Villa Tevere, in viale Bruno Buozzi 73, era di casa, avendo vissuto li vari anni. Entrati in quel soggiorno, sapendo di quella mia decisione, aiutata dalla loro preghiera e dalla grazia concessa dalla Madonna, mi disse: “Tu siediti qua” e mi indicò la poltrona accanto a quella destinata al Padre. Il Padre entrò. Aldo Capucci, fratello minore di Flavio, anche lui numerario, disse al Padre che io avevo chiesto l’ammissione il giorno prima. Il Padre sedendosi, non sulla poltrona ma sui braccioli delle due poltrone accostati, mi strinse il capo al suo petto con il suo braccio destro. Sentii battere il suo cuore. Poi mi lasciò sdrammatizzando con un battuta: “E’ lui la vittima!”. Risate di tutti.  L’incontro si svolse con tantissima vivacità, molte domande e risposte rapide e illuminanti. Anch’io gli feci un paio di domande.  Alla fine dell’incontro Flavio mi disse con la sua consueta sicurezza: “Questa tertulia te la ricorderai per tutta la vita!”. Anche oggi quella profezia si è compiuta.  Nel 1974, il 4 agosto, Flavio viene ordinato sacerdote (solo tre giorni fa aveva celebrato il 39° anniversario dell’ordinazione nella festa del curato d’Ars). Celebra la sua prima messa a Milano, nella chiesa di santa Maria Segreta, mi pare verso fine settembre o inizio di ottobre. La casula è bianca e azzurra con immagini mariane. Poi va a Roma come cappellano della Rui e si fermerà a Roma tutta la vita. A Roma vive da vicino episodi molto importanti della storia della chiesa. Il 1978 fu l’anno dei tre Papi. Ricordo che, poiché aveva conosciuto il card. Woytila che andò alla RUI per una conferenza rivolta a sacerdoti, nel 1977, era uno dei pochi che all‘habemus Papam del 16 ottobre 1978, in piazza san Pietro, lo conosceva. Mi disse uno che stava accanto a lui, che al sentire il nome del nuovo Papa, don Flavio cominciò a saltare di gioia gridando: “E’ un santo, è un santo!”. Nello stesso 1978 don Alvaro lo nomina Postulatore della causa di san Josemarìa, deve lasciare la Residenza RUI dell’Eur di cui è cappellano, e si trasferisce ad abitare in viale Bruno Buozzi, per lavorare accanto a don Alvaro. Ma non lascia gli universitari: segue il collegio universitario Villa delle Palme, sul Lungotevere delle Armi, lì vicino. E sono anni di grande fervore, di molte conoscenze, di grandi frutti spirituali, di molto lavoro di predicazione, di catechesi, di direzione spirituale. Le foto che lo ritraggono con Papa Giovanni Paolo II e don Mario Lantini, sono state scattate nel giardino della villa papale di Castelgandolfo in occasione di una Messa che il Papa celebrò per un gruppo di donne nell’Opus Dei nell’agosto del 1979. Quando ci si rivedeva nei corsi estivi ci raccontava come andava il lavoro delle cause, dei miracoli e dei favori che san Josemarìa faceva. E degli altri membri dell’Opus Dei in processo di beatificazione. Sempre discreto e al contempo affascinante, e penetrante. Di quei due anni di lavoro con altri esperti di vari lingue per preparare la positio sulla vita di san Josemarìa disse che erano stati intensissimi, mai aveva lavorato così tanto: il ritmo impresso da don Alvaro. Non so se è capitato ad altri come a don Flavio di essere postulatore della causa di beatificazione di un santo e anche del successore,  che per il primo lo aveva nominato e con il quale ha collaborato da vicino per sedici anni. Un esperienza singolare. Negli ultimi anni qualche volta mi è capitato di proporgli di farsi carico di attività formative impegnative, pur sapendo delle sue fatiche, ma anche della sua gioia nel poter distribuire beni spirituali e passare ad altri il frutto dei suoi studi approfonditi sulla vita delle persone dell’Opus Dei che sono morte in fama di santità. E le accettava con impegno. Anche quest’anno: tre settimane di corso a Castelromano, in giugno,  e due settimane a Urio, in luglio, con donne dell’Opus Dei. Da Urio, è venuto  a Milano per una conferenza su don Alvaro, dopo che era stato approvato il decreto sul miracolo da Papa Francesco, lo scorso 5  luglio. Esperto di santi, ha dedicato molte ore di vita a capire come vivono i santi, a esaminarne con rigore e ammirazione, al microscopio, la vita. Adesso ammira ciò a cui tutti loro tendevano, ciò a cui anche noi tendiamo, lo scopo della loro vita, il loro grande amore. Mi dicono alcuni che sono stati a pregare davanti al suo corpo, che il suo volto esprime come un sorriso estatico e sereno. Preghiamo per lui, e che lui preghi per noi, da quel posto privilegiato, ormai senza affanno, senza medicine, può, con energie che non finiranno più,, aiutarci ad affrontare e vincere le sfide della vita presente.

9 agosto: scrivo da Ponte di Legno, tra una attività sacerdotale e una camminata sui monti, con qualche difficoltà di connessione. Mi dicono le mie due sorelle, Silvia e Margherita, che sono riuscite
ad andare al funerale dell’8 agosto ore 10, che la parrocchia di sant’Eugenio era piena di gente, anche in piedi. Celebrava don Matteo Fabbri, vicario dell’Opera per l’Italia, e con lui don Carlo De Marchi e don Salvatore Amico Roxas, vicari della delegazione di Roma e di Palermo. A rappresentare tante persone di tutt’Italia, grate per il suo lavoro sacerdotale. Don Antonio Pinzello che abitava con lui, don Antonio Cirillo compagno di studi dai tempi di Napoli, e il parroco di sant’Eugenio don Michele Diaz e quello della parrocchia di san Josemaria, don Roberto De Paolis. Don Matteo ha letto stralci della lettera che il nostro Prelato, il Padre, ha scritto dal Brasile. Pare che don Flavio a varie persone avesse confidato che la beatificazione di don Alvaro avrebbe preferito vederla dal balcone del cielo, insieme con lui. Dicono le persone di casa sua che la sera prima, il 6 agosto, trasfigurazione del Signore, era particolarmente contento (pur essendo in quei giorni affaticato). Poiché si preparavano, lui e alcuni della sua casa a trasferirsi in un altro centro di Roma, nelle prossime settimane, con il supplemento di impegno che ogni trasloco porta con sé, terminando l’incontro familiare serale don Flavio ha detto “beh, allora dobbiamo volerci più bene!” Sono state le sue ultime parole, poi è andato a preparare la messa del giorno dopo, cosa che in genere lasciava fare ad altri, per motivi di salute, e si è ritirato nella sua stanza. Le persone che hanno vegliato il suo corpo, hanno celebrato la Messa nell’oratorio della sua casa di via Orsini dove era stato portato, hanno pregato con lui e per lui, e sono state tante in quel pomeriggio d’agosto, assicurano che il suo volto irradiava serenità e gioia.

PS: Nell’ultima foto si vede Flavio con Marino Signorelli, nel dicembre del 1970, probabilmente durante una gita al teatro di Segesta fatta da un corso di formazione che seguivano a Calarossa (Terrasini). Marino è stato ordinato sacerdote nel 1972.













13 pensieri su “7 agosto 2013: RICORDO DI DON FLAVIO”

  1. Anonimo dice:

    Qanti ricordi! Provo umanamente dispiacere per la dipartita di Don Flavio Capucci, che avevo avuto modo di conoscere tanti anni fa' a Villa delle Palme e poi di seguire a distanza negli anni successivi, con il suo impegno per i grandi processi di canonizzazione e beatificazione. Nello stesso tempo provo chiarmente la sensazione che ci ha lasciato una persona buona e santa, che ci aiuterà a continuare ad affrontare le sfide della vita alla luce della fede e questa sensazione mi dà profonda pace, serenità e conforto. Grazie Don Flavio!

  2. grazie don Andrea…oggi ai funerali è stato molto commovente!

  3. Carmen dice:

    Grazie di questo ricordo, purtroppo non si vedono le foto. Si può fare qualcosa? Grazie ancora

  4. Anonimo dice:

    Sono una persona presente alle tre settimane di Castelromano.
    In quei giorni, sono andate in Cielo lo stesso giorno, due persone molto care.
    Don Flavio ci aveva commentato: "Abbiamo sempre più persone negli spalti e meno in campo. Preghiamo per i giocatori e per l'Under 21"
    Sportivo indubbiamente…ma le ha volute raggiungere. Ora da Lassù farà un gran tifo per i giocatori e FORZA UNDER 21!!!

  5. Giovanni Cerruti dice:

    Una grande persona

  6. Anonimo dice:

    Don Flavio, grazie.
    Juan Josè

  7. Alan dice:

    Grazie! si impara molto sulla fede da questi ricordi raccontati.

  8. Unknown dice:

    Grazie don Andrea per averci reso partecipe di questi ricordi che permettono a chi, come me, non ha avuto la fortuna di conoscere don Flavio, di comprendere la sua grandezza!

  9. Anonimo dice:

    quasi 2 mesi fa l'ho salutato quando stava per entrare al lavoro, incancellabile il suo sorriso paterno e il ricordo dello scambio di brevi battute:"Tu qui? da quando? come stai?" Stavo aspettando l'occasione sucessiva per ringraziarlo del lavoro su don Alvaro…l'ho potuto fare solo ora…

  10. Unknown dice:

    Grazie dei vostri commenti! Anche su facebook, su twitter, chi è stato raggiunto dalla notizia ha manifestato dolore, commozione, gratitudine, senso profondo di fede, di vicinanza di Dio che cogliamo paradossalmente più vicino quando chiama definitivamente una persona a noi cara ,anche se immersi nel dolore. Adesso sono fuori sede quindi con mezzi tecnici limitati, spero in futuro di proporre nel blog qualche scritto o anche qualche registrazione di don Flavio.

  11. dai lo dice:

    Sono stata fortunata di aver conosciuto don Flavio Capucci durante il mio breve soggiorno in Italia con una borsa di studio del Ministero degli Affari Esteri. Sono stata fortunata di averlo sentito parlare sul suo meraviglioso compito di Postulatore della causa di canonizzazione di san Josemaría, lavoro per il quale siamo tutti riconoscenti.
    La ringrazio, Don Andrea, per il Suo articolo commovente, pieno di dettagli!
    Appena abbiamo saputo della scomparsa di Don Flavio Capucci -che era solo ieri, cioè 10 giorni dopo la sua morte-, ho cercato notizie diverse sul successo. Niente come incontrare la Sua narrazione: molto personale!
    Col suo permesso, vorrei tradurre in inglese il Suo articolo del blog, per il nostro uso qui nelle Filippine.
    Di nuovo, grazie tantissime!

  12. Unknown dice:

    permesso accordato con molta gioia! mi dispiace solo il ritardo: non mi ero accorto del post: mi rallegra molto che anche nelle Filippine si possano leggere queste parole. Domani a sant'Eugenio faranno una Messa di suffragio nel trigesimo della morte.

  13. Unknown dice:

    Con il permesso dell'autrice inserisco io un suo commento che non è riuscita a pubblicare per problemi tecnici: Gentilissimo don Andrea, Volevo ringraziarLa per il bel ricordo di don Flavio sul suo blog. Don Flavio e' stato il mio direttore spirituale quando ero residente a Villa delle Palme. Mi ha portato alla conversione. E nel 2000 ha guidato alla conversione anche mio padre, che era stato un ateo convinto. Ha trasfigurato la nostra vita.
    Da 10 anni non sono più a Roma e vivo vicino a Firenze. Non lo vedevo più da un sacco di tempo, ma pensavo sempre alle sue parole e ai suoi insegnamenti, rileggendo gli appunti delle sue meditazioni che ancora conservo.
    Il Signore mi ha fatto una grande grazia. Per puro " caso" mio marito ha appreso da un suo amico che il 26 giugno don Flavio avrebbe celebrato a Firenze la messa per San Josemaria. Non ci andavo da tempo, ma appena l' ho saputo ho fatto di tutto per rivederlo. Ho potuto dirgli il mio grazie per averci cambiato la vita. Non ho dubbi, l' incontro con lui e' stato Gesù che è' passato nella nostra vita. Due volte. Mi aveva lasciato la sua mail. Il 12 luglio abbiamo scoperto della malattia di mio padre ( anche lui affetto da diabete da poco dopo la sua conversione) e il 17 luglio ed il 1 agosto e' stato operato. Gli ho scritto subito chiedendo preghiere per mio padre. E le sue mail mi hanno confortato. A fine agosto ho confortato mio padre, dicendogli che don Flavio pregava per lui e che lo sentivo molto vicino, anche mio padre confermava di sentirlo accanto a se'. Così ho scritto una nuova mail per ringraziarlo, ma non ho avuto risposta. Così ho aperto il sito dell' Opus Dei, ed ho trovato la notizia. E ho capito com'era possibile che lo sentivamo tanto vicino a noi, come se fosse presente. Io lo prego ogni giorno. E per me e' davvero un padre che ci ha dato la Vita, e ancora ci aiuta.
    La prego di farmi sapere se ci sono audio o scritti di sue meditazioni, e se qualcuno ha per caso registrato l' omelia che ha tenuto a Firenze il 26 giugno, che è' stata di una intensità straordinaria. Tramite le sue parole di quel giorno ho avuto la percezione che il Signore mi chiamasse ad una radicalita' nell' Amore per Lui.
    Cari saluti e un grazie di cuore.
    S.

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