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IL BUON LADRONE PARLA CON GESÙ’, DALLA CROCE

Nell’ultima domenica dell’Anno, solennità di Cristo Re dell’Universo, nell’anno C si legge il Vangelo del buon ladrone. trascrivo dal mio libro Il sacramento della gioia, (che ai primi di dicembre del 2013 verrà pubblicato nella traduzione francese), il brano evangelico e i commenti relativi.

Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» (Lc 23,35-39).
La salvezza che vorrebbe ottenere da Gesù il primo dei malfattori è la salvezza terrena dal supplizio della croce. Mette alla prova Gesù come fanno i capi e i soldati.
Giudei e Romani, potere religioso e potere politico-militare, sono alleati nel non comprendere la stoltezza e lo scandalo della croce. Vorrebbero da Gesù un gesto miracoloso e plateale, lo scherniscono perché non lo fa, come se non ne fosse capace.

Non arrivano a comprendere che liberamente ha accettato quel supplizio come se i peccati degli uomini fossero tutti suoi, per meritare per tutti il perdono dei peccati.

Caratteristica frequente dei rapporti degli uomini con Dio: non comprendiamo il suo agire, il suo non intervenire, il suo permettere, il suo lasciar fare, e lo giudichiamo. Non comprendiamo che abbia creato un mondo non perfetto, dove sia possibile peccare, odiare. Avremmo voluto un paradiso terrestre inamovibile o vorremmo già per noi i cieli nuovi e la terra nuova, che Dio ha preparato per coloro che lo amano. Non ci va la lotta, né il rischio della libertà.
Eppure Dio fa le cose bene con bellezza divina, e nasce un bene immenso dai mali del mondo, come dalla croce di Gesù. Un bene immenso in gran parte invisibile, o intangibile, che soltanto Dio può provocare. Gesù tace di fronte al loro scherno, all’incomprensione, alla mancanza di fede in lui.
Tace e prende su di sé anche il loro peccato.
Ha chiesto perdono al Padre, perché non sanno quello che stanno facendo, quello che dicono, quello che pensano. Verrà anche per loro il momento del pentimento, di battersi il petto, grazie alla croce di Gesù e alla sua risurrezione.
L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male» (Lc 23,40-41).
Il buon ladrone invece ha compreso chi è Gesù. Da quando è stato messo accanto a lui non lo perde d’occhio. Ha visto come tace e come guarda, come piangono per lui le donne di Gerusalemme, come lo guardano i suoi discepoli.
Non c’è in lui nessuna colpa. Lo sa Pilato e lo sa anche lui, Dema.
Ma lo Spirito santo fa di più: gli fa capire che Gesù è il Figlio di Dio, condannato alla sua stessa pena.
È il primo salvato dalla croce. Il primo che guardando Gesù sulla croce comprende il proprio peccato, se ne pente e chiede perdono. Accetta il disegno di Dio sul dolore. Non lo scandalizza che un innocente stia sulla croce a soffrire con lui. Riconosce il suo peccato, e accetta che il suo peccato meriti condanna e pena. Gesù è sulla croce per il mio peccato. Dio non ha fatto nulla di male: non è colpa sua il male che soffriamo. Conosce, per il dono ineffabile della fede, che quella croce è porta attraverso la quale Gesù entrerà nel suo regno. Non è sconfitta ma vittoria. Conquista del regno.
E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,42-43).
Cerca, attraverso la croce di Gesù, la salvezza vera, quella definitiva, quella eterna.
In una sola frase manifesta tutto ciò che crede, che spera e che ama. Si può dire che ha riconosciuto il suo peccato, e ne ha accettato la penitenza. E lo dice a chiare parole.
Ora conclude la sua singolare e unica confessione con l’atto di dolore e di speranza più bello del Vangelo: <<Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno>>.
Gesù riconosce questo processo spirituale che è avvenuto dentro di lui, l’autenticità della sua conversione e il suo sincero desiderio di salvezza, e gli risponde con le parole più consolanti uscite dalla sua bocca.
Unica e irripetibile, eccelsa formula di assoluzione in articulo mortis.
<<In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso>>.
Com’è sereno Dema, ora, sulla croce. Atroci sofferenze e gioia ineffabile. È il primo di tanti. Tanti malati e moribondi consolati dalla grazia di Dio. Dalla percezione della pace con lui.
Che buona morte quella di Dema.
Magari la nostra morte fosse così invasa dalla sicurezza, così unita alla morte di Cristo, nonostante le pene che la potranno accompagnare.
Se lungo la vita imitiamo il buon ladrone nella fede, nel riconoscimento del nostro peccato, nella richiesta di perdono, e ci rivolgiamo al crocifisso con quelle stesse parole: Gesù, ricordati di me, ora che sei nel tuo regno! La nostra morte sarà così, quando Dio vorrà, come quella di Dema: una buona morte.

Un pensiero su “IL BUON LADRONE PARLA CON GESÙ’, DALLA CROCE”

  1. Ci sono comunque due ladroni ed uno di loro non si pente. Oggi accade la stessa cosa. Ci sono due schiere di ladri ed uno fa finta di aiutare la buona causa ma in realtà si fa solo i comodi suoi. Un buon ladrone si vede dal lavoro che fa, dall'amicizia che genera e dall'antagonismo che fa una differenza. Non è la stessa situazione dei tempi di Gesù in croce perchè oggi tanti ladri non sono pentiti anche quando finiscono in prigione e tanti pensano che non dovevano proprio essere arrestati. In un sogno la madonnina mi ha detto: "non ti fidare".

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