Senza categoria

UN UOMO DI NOME ZACCHEO, la gioia di incontrare Cristo e di cambiare vita

Nella domenica XXXI dell’anno C, si legge nel Vangelo la storia di Zaccheo e del suo incontro con Cristo, della sua conversione. E’ una di quelle store evangeliche inesauribili. Sempre nuove pur se antiche. perché rese sempre presenti e contemporanee dal Gesù vivo che le rappresenta nella nostra vita di ogni giorno, nella vita della Chiesa e del mondo. Nelle strade del mondo, dove Lui passa, ogni giorno, e in particolare, per ciascuno, quella volta lì. Perché parlano dell’uomo di sempre. perché sono storie vere che diventano parabole trasportabili in ogni tempo e in ogni spazio.Di quell’incontro scrissi un breve commento ai brani del Vangelo, per illustrare il mistero del perdono e del misericordia di Dio con il nostro peccato, prima nel libro PIÙ GIOIA IN CIELO e poi nel libro IL SACRAMENTO DELLA GIOIA,PREPARARSI ALLA CONFESSIONE MEDITANDO IL VANGELO (Paoline 2010): lo ripropongo alla lettura e alla meditazione.

Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là (Lc 19,1-4).
Gesù entra a Gerico, c’è tanta gente.
In mezzo a quella folla Gesù conosce ciascuno: potrebbe chiamare tutti per nome.
Zaccheo ne ha sentito parlare, ma non lo ha mai visto.
Ha sentito il rumore della folla e ha domandato: Che succede?


Passa Gesù, il Nazareno, colui che dicono che sia il Messia e fa miracoli portentosi che soltanto Dio può fare.
Zaccheo sente una forte spinta interiore. Vuole vedere Gesù, capire chi è, fra tanta gente che si accalca.
È mosso dalla curiosità e da qualcos’altro che non saprebbe definire, un’inquietudine interiore, un intimo disagio che da tempo lo tallona, un’aspirazione segreta a cambiare vita, un’insoddisfazione strisciante.
Lo Spirito di Dio – lui non lo sa – lo sta spingendo da dentro, lo spinge verso Gesù che passa.
Si alza sulla punta dei piedi e oscilla il capo qua e là cercando un varco fra le teste. Ma quanto sono grosse queste teste, e quanto numerose, e poi mi prendono sempre in giro gli amici; ma è proprio vero, ai grandi vantaggi della piccola statura, si aggiunge a volte qualche inconveniente.
Zaccheo non si dà per vinto e applica i vantaggi della piccola statura: intelligente e scaltro, rapido e agile, corre avanti, sguscia fra le gambe. Il suo piano è già pronto: quel sicomoro all’angolo della via, sarò lassù prima che questo Nazareno sia arrivato fin là. Non c’è altra strada, per forza deve passare di là.
Un salto, un lavoro di braccia e di gambe, un po’ di sforzo, issa! Era da qualche anno che non faceva quei movimenti, e lo notava.
Sa che la gente lo teme e lo evita e per rivalersi del peso delle sue tasse lo schernisce di nascosto; nel vederlo così penzolare si prenderà gioco di lui, che importa?
Il Messia non capita certo tutti i giorni.
Ecco il corteo, nessuno si accorge di me, tutti si accalcano attorno al Maestro.
Si avvicinano. Ecco Gesù, deve essere proprio lui, vedi come cercano di difenderlo dalla calca, eppure lui sembra contento che lo stringano e che cerchino di toccarlo. Sembra guardare ciascuno e vuole parlare con tutti, per questo ci mettono tanto tempo.
Quelli che gli stanno attorno sembrano un po’ tesi, invece lui no, è disteso, tranquillo, anche se sta rischiando di farsi schiacciare.
Dev’essere un bel tipo, questo Gesù. Mi piacerebbe conoscerlo. Ma come faccio? Se scendo mi schiacciano, mi calpestano, o mi fanno volare. Non ho speranza. Me ne sto qui così almeno lo posso vedere bene.
Ecco che si avvicina. E’ lui, Gesù.

Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,4-5).

Gesù si ferma proprio lì sotto e alza lo sguardo. Ride. Porta le mani attorno alla bocca, ché c’è frastuono, e grida: <<Zaccheo!>>
(Com’è che mi conosce?)
<<Zaccheo, scendi subito!>>
(Così mi chiamava mia madre quando da piccolo giocavo fra gli alberi, e voleva che tornassi a casa per dare una mano o perché era ormai l’ora del pranzo).
<<Oggi devo fermarmi a casa tua!>>
A casa mia? A casa mia! Ma sono un pubblicano, sono un peccatore. Non mi ha rimproverato, non mi ha evitato, sembra che mi conosca da sempre, conoscerà anche il mio peccato, mi chiama per nome, vuole entrare nella mia casa e mangiare con me dolci vivande.
Sento avvicinarsi una gioia che non ho mai avvertito. La gioia di una benevolenza che mi sorprende e mi supera del tutto, che prescinde totalmente e si distacca dalle considerazioni sociali dominanti, e dai miei oggettivi peccati pubblicamente noti.
Eccomi, sono pieno di gioia; Maestro, ti faccio strada, la mia casa è la tua casa.

Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,7-10).

Zaccheo mette in movimento tutta la servitù e fa accomodare Gesù e i suoi discepoli nella sua casa. Il grosso della folla aspetta fuori, sono sconcertati: è andato ad alloggiare da un peccatore.
Gesù pensa di fermarsi, pranzare, riposare un po’. Soprattutto conta di parlare con Zaccheo e con tutta la sua famiglia e con la servitù.
Sono seduti accanto e parlano, Gesù e Zaccheo.
A Zaccheo non importa nulla quello che dicono fuori, a Gesù ancora meno. Gli importa molto invece di quella persona, figlio di Abramo, che sembrava perduto.
Nessuno è mai perduto del tutto. Zaccheo è toccato nell’intimo dall’incontro con Gesù, che gli porta la salvezza dell’anima. Vuole cambiare vita perché ha capito, grazie a Gesù, ciò che non andava, il motivo che lo rendeva inquieto.
E siccome pubblicamente ha peccato, pubblicamente vuole manifestare il suo proposito di riparare al male compiuto.
Sente che i mormoratori accusano Gesù perché è andato da un peccatore, e fa capire che sbagliano: Gesù non è un peccatore, io sì. Ma ha fatto molto bene a venire da me. Io non potrò mai renderlo peccatore con un invito a pranzo, lui invece con la sua vicinanza, il suo sorriso, la sua tenerezza mi ha attratto alla giustizia. Ho visto nei suoi occhi la bellezza del cambiare vita. Ho capito dov’è il guadagno vero.
Così ho deciso e lo proclamo perché ne siate persuasi. Ho accumulato ingiustamente il denaro: darò la metà ai poveri.
Mi sono arricchito anche attraverso la frode: restituirò quattro volte tanto.
La conversione di Zaccheo è sincera perché è concreta, fattiva, pubblica, perché lo tocca nei suoi averi.
Si pente davvero del peccato e quindi ne elimina il frutto.
La salvezza è entrata in quella casa.
Si alza perché lo sentano meglio, per dare solennità alla sua decisione irrevocabile: <<Ecco, Signore, ciò che ho deciso, ecco quello che farò>>. Il suo proposito manifesta la conversione ed è la migliore penitenza per il peccato.
Affascinante conversione provocata dall’incontro con Gesù, che sancisce con le sue parole il cambiamento interiore: la salvezza è arrivata.
Zaccheo è assolto dal suo peccato. Anche lui è figlio di Dio.
Gesù è venuto a cercare ciò che era perduto. Ha trovato Zaccheo che era perduto e ora è stato ritrovato.
Ancora oggi continua a cercare chi è perduto. Passa per la via. Bisogna correre, salire su un albero.. Alza gli occhi, sorride. Chiama per nome. Viene nella nostra casa. Offre la salvezza con il perdono. Supera sempre le attese, sorprende.
Vale la pena farlo entrare nella propria vita, che sia lui a cambiarcela dal di dentro. Quei quattro soldi, quell’orgoglio, quella freddezza, quella falsità… non danno gioia, non sono la salvezza. Disposti davvero a riparare il male fatto, a restituire. Disposti, con Lui, a cambiare vita.
È facile convertirsi con un Messia così, pensa Zaccheo, nessuna predica, nessun moralismo. Non mi ha rivangato il passato, me lo ha fatto esplodere dentro. Non mi ha rinfacciato nulla, mi ha calamitato a sé. Ho visto l’accoglienza, ho visto il guadagno e non ciò che avrei perduto, ho visto che ne valeva la spesa e ho fatto il salto.

Un pensiero su “UN UOMO DI NOME ZACCHEO, la gioia di incontrare Cristo e di cambiare vita”

  1. Vento dice:

    Che bellissimo vangelo e che significativo commento!
    Le sue parole sono una riprova del fatto che c'è bontà e bontà, e la tranquillità di una persona non si può confondere con l'aver risolto in qualche modo alcune delle cose che occupano.
    Attira poter vivere in una situazione del genere che poi sembra corrispondere a ciò che genera la maggiore realizzazione personale.
    Grazie davvero.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *