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LASCIARCI SORPRENDERE DALLA CHIAMATA DEL SIGNORE, Omelia di don Piero Vavassori, Novena dell’Immacolata Duomo di Milano, 3 dicembre 2013

Con piacere pubblico anche la terza omelia di don Piero Vavassori, nella Novena dello scorso dicembre. Buona meditazione.
Cari fratelli e sorelle, stiamo vivendo la novena in preparazione della Solennità dell’Immacolata Concezione. E vogliamo continuare a compiere il percorso iniziato con le Messe dei giorni scorsi, seguendo le parole del nostro Vescovo che nella sua lettera pastorale ci ha invitato a scoprire lo sguardo di Gesù sul mondo e la nostra vita, per impararlo, ed essere così capaci di uno sguardo che è lo sguardo di Dio. Infatti, Dio ha uno sguardo per ciascuno di noi. Non si tratta di uno sguardo rivolto a tutta l’umanità, come se fosse una massa informe di cui noi facciamo parte con un ruolo insignificante, ma si tratta di uno sguardo specificamente rivolto a ciascuno, uno sguardo unico e esclusivo. Dio ha un progetto d’amore per ciascuno, vuole condurci a quella pienezza di senso, di bellezza, di felicità a cui il nostro cuore anela. Ma come potremo “scoprire” lo sguardo di Dio?

Come potremo “impararlo”, farlo nostro? Con le nostre povere forze ci sentiamo incapaci di una meta così alta. La seconda lettura di oggi, del profeta Malachia, ci dà la risposta: Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri(Ml 3,23). Risuonano qui le parole più conosciute di un altro passaggio della Scrittura, e più precisamente dal profeta Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26). Il nostro  Dio è – secondo un’espressione cara a papa Francesco – un Dio che ci anticipa. Quando Dio ci offre il suo sguardo sulla nostra vita, quando ci comunica il suo progetto d’amore per noi chiedendoci di corrispondere con la nostra vita, ci dona in primo luogo la grazia per poter corrispondere, ci dona un cuore nuovo capace di battere all’unisono con il suo. Il Signore non si accontenta di indicarci cosa dobbiamo fare. Non si accontenta di offrirci un orizzonte di vita che sia alla nostra portata, come se ci dicesse: “Cerca di cavartela alla meno peggio; sforzati di seguire ciò che ti ho detto per ciò che puoi, ma entrambi sappiamo che più di tanto non puoi fare”.  No, non ragiona così il Signore. Egli ci ama, il suo sguardo è uno sguardo d’amore, di fiducia, e quindi uno sguardo che trasforma il nostro cuore di pietra in un cuore palpitante di carne e che rende capaci di rispondere alla sua chiamata. Per questo il nostro Dio è – come dice papa Francesco – un Dio che sorprende, che cambia i programmi, che ci fa uscire dal ristretto orizzonte di una vita misurata sulle nostre forze, per entrare nel panorama splendido del suo sguardo. E’ certo che incrociare il nostro sguardo con quello di Dio toglie il fiato, spaventa: ci sentiamo poca cosa, ci domandiamo se ne saremo capaci, sentiamo che le nostre forze non sono in grado di reggere… Ma lasciarci sorprendere dall’amore di Dio significa non dimenticarsi le sue parole: “Vi darò un cuore nuovo”. Per questo, di fronte alla chiamata di Dio, al suo sguardo che si è posato su di noi – uno sguardo unico e personale – e che ci sorprende, la nostra risposta non è quella del calcolo su cosa siamo capaci e non capaci di fare, su quello che dobbiamo lasciare e quello che otteniamo, sul temporeggiare, ma quella del lasciarsi sorprendere, dal lasciarsi conquistare da questo sguardo che riempie il cuore. Questa è stata l’esperienza di Maria, nostra Madre, e quella degli Apostoli: all’annuncio dell’angelo e alla chiamata del Signore sul lago di Tiberiade, non risposero soppesando tutti i pro e i contro, ma decisero di fidarsi del Signore lasciandosi conquistare dal suo amore che trasforma e rispondendo “Ecco l’ancella del Signore, si faccia secondo la tua parola”, e lasciate le reti lo seguirono. Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. Ascoltando queste parole della Scrittura, mi vengono in mente quelle splendide parole che Giovanni Paolo II pronunciò in occasione di una Giornata Mondiale della Gioventù, rivolte ai giovani ma che si possono applicare a ciascuno di noi, perché un cuore che si lascia conquistare da Cristo è un cuore sempre giovane: “Carissimi giovani, come i primi discepoli, seguite Gesù! Non abbiate paura di avvicinarvi a Lui… Non abbiate paura della “vita nuova” che Egli vi offre: Lui stesso vi dà la possibilità di accoglierla e di metterla in pratica, con l’aiuto della sua grazia e il dono del suo spirito”. Ogni santo è testimonianza di questo sguardo di Dio che cambia la vita e che dà la capacità di donargli tutto il futuro. Ma particolarmente commuovente è quella del cardinal Van Thuân, che a pochi mesi dalla nomina a vescovo di Saigon in Vietnam, con l’avvento del regime comunista, venne arrestato e rimase in carcere per 13 anni, di cui 9 in regime di isolamento. Racconta che furono anni durissimi, sia da un punto di vista umano – privazioni di ogni genere, solitudine, caldo, sporcizia, angherie – che da un punto di vista soprannaturale – sentirsi inutile perché non poteva più fare le mille cose che era abituato a fare. Si trovava in uno stato di profondo scoraggiamento, un senso profondo di inutilità. Finchè un giorno sentì nel profondo del suo cuore, questa voce: “Perché ti tormenti così? Tu devi distinguere tra Dio e le opere di Dio. Tutto ciò che tu hai compiuto e desideri continuare a fare, (…) tutto questo è un’ opera eccellente, sono opere di Dio, ma non sono Dio! Se Dio vuole che tu abbandoni tutte queste opere, mettendole nelle sue mani, fallo subito, e abbi fiducia in lui. Dio lo farà infinitamente meglio di te. Tu hai scelto Dio solo, non le sue opere!”. A te, giovane, che forse in questi momenti stai sentendo che il Signore ti sta chiedendo di più, l’intera vita perché sia al servizio di Dio e degli uomini, dico: “Fallo subito e abbi fiducia in Lui”. E lo dico anche a te, meno giovane d’età ma con un cuore sempre giovane perché si lascia conquistare da questo Dio che vuole cambiare la tua vita, ripeto: “Fallo subito e abbi fiducia in Lui”. Non dobbiamo avere paura di seguire Cristo, di abbandonare le piccole sicurezze che possono offrirci i nostri progetti e le nostre forze. Lo sguardo di Gesù riempie il cuore, dilata gli orizzonti, disseta quel desiderio di felicità e bellezza come nessun altro, dà alla vita una pienezza altrimenti irraggiungibile. Ciò che Dio ci chiede non è di fare qualcosa di buono e di comportarci bene, ma di conoscere e amare Lui, e da qui scoprire che ci è stato donato come spazio d’azione il mondo intero, come tempo l’eternità, come destinatari tutte le persone, come coinvolgimento personale tutto noi stessi senza escludere nessun dinamismo della natura umana (intelligenza, volontà, passioni, emozioni, sentimenti, desideri, ecc.), come obiettivo una totale pienezza di senso, di felicità e di libertà. Rispondere di sì alla chiamata del Signore non significa rinunciare alla propria libertà, ma metterla in gioco per scoprire che dalla generosità del dono deriva la dilatazione della nostra capacità di amare. Mi piace, al riguardo, concludere con le parole pronunciate dal nostro Arcivescovo il card. Scola nell’omelia della Solennità dell’Immacolata di due anni fa: “La libertà dell’uomo non è anzitutto iniziativa, ma risposta. La sua forma compiuta è quella dell’accoglienza spalancata al dono che la precede e le viene offerto. Ciascuno di noi non può forse identificare il sapore della vera libertà nell’esperienza dell’essere amato? Quando si è autenticamente amati il nostro essere si dilata e si muove più liberamente”. Affidiamo a nostra Madre, Santa Maria, i desideri di donazione che abbiamo nel cuore, chiedendole che ci aiuti ad essere generosi nel rispondere alla chiamata del Signore. Così sia.

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