Stefania Perna è, fra l’altro, una lettrice di questo blog, sul quale, mi dice, ogni tanto scrive anche dei commenti. Proprio tra queste righe ha scoperto i folgoranti scritti di don Valentino Guglielmi, che è tra gli autori che aggiunge alle sue preghiere in questo prezioso libretto che ha da poco pubblicato con l’editrice Effatà. Già nelle mie prime frequentazioni di Facebook, mi avevano colpito molto le sue preghiere scritte. Dicevo tra me e me: queste davvero sono preghiere che meriterebbero la pubblicazione. Le trovavo molto vive, molto vere. Lo dicevo anche con un pizzico di invidia: queste sì che sono davvero belle preghiere scritte, magari sapessi io scriverle così! Per questo mi rallegro davvero molto che siano arrivate alla dignità del libro stampato, che segnalo volentieri pubblicando qui l’autorevole e come sempre acuta prefazione di don Mauro Leonardi, che condivido.
Per chi desidera ecco il link con il quale è facile procurarsi rapidamente il libro: http://editrice.effata.it/ libri/9788874028856/50- preghiere-per-i-cercatori-di- speranza/
Stefania Perna non è una suora né una monaca né una laica consacrata. È una normale signora con sogni realizzati e con sogni che non si realizzeranno mai.
È sposata con uno splendido marito, è madre di tre magnifici figli e insegna al liceo con passione; come tutti ha anche sogni impossibili: per esempio una cattedra all’università e fare la pianista.
Poi, come del resto succede a tutti, nella vita quotidiana, porta i figli a fare sport , va fare la spesa e i vari servizi , prende il caffé con le amiche, solo che quando le amiche scrivono su facebook ciò che riguarda le loro giornate, nello status di Stefania non appaiono frasi simili, ma le preghiere che derivano da ciò.
Un santo che Stefania ama molto – Josemaría Escrivá – scrive che “il tema della mia orazione è la mia stessa vita: tale è il mio modo di pregare” (È Gesù che passa n. 174) e così avviene all’autrice del libro. Poi nel via vai virtuale, umano e soprannaturale, che si genera dai suoi scritti, la cosa più sorprendente è che le amiche di facebook – quelle delle palestre e dei caffé – leggono nello status di Stefania quelle preghiere e le riconoscono come qualcosa che c’entra con i loro caffé , i loro accompagni dei figli e le loro giornate, cioè come qualcosa di proprio.
Io questo lo so per esperienza diretta perché Stefania è fin dagli inizi una delle protagoniste di Come Gesù, il blog al quale ho dato vita un paio d’anni fa insieme con degli amici.
Il libro è strutturato secondo cinquanta capitoletti che hanno dapprima una preghiera scritta in forma di prosa poetica, e poi diverse citazioni degli autori spirituali che Stefania predilige.
Non bisogna però farsi ingannare perché i secondi c’entrano molto poco coi primi; o meglio i secondi hanno la stessa funzione della carta luccicante dei regali che serve per avvolgere un dono prezioso. Perché la preghiera di Stefania non ha bisogno di citazioni, fatta com’è tutta di Gesù e di vita quotidiana come un buon panino al prosciutto che la mamma prepara per la merenda dei figli.
Nella preghiera di Stefania si individua chiaramente il sottotraccia di una vicenda piccola e giornaliera che la colpisce – di solito la ferisce – e che viene avvolta nel buon pane del vangelo.
Come spiegano bene la Lumen Gentium e il Catechismo, il dono di profezia appartiene a tutto il santo popolo di Dio e in queste preghiere si vede bene come profezia sia riconoscere la propria vita in quella del vangelo. Ogni brano tracima di personaggi e versetti evangelici, cosicchè i parenti lamentosi, gelosi ed invidiosi, o la gita domenicale, o la visita al malato che con orrore ci fa salire alle labbra il terribile ma verissimo “meglio a te che a me” ,di cui subito ci si pente ma di cui non ci si libera, impigliato com’è nelle nostre paure, si mescolano non solo con Gesù e Maria, ma anche con tanti personaggi secondari del vangelo. Secondari per chi legge, ma non per chi ama.
Perciò io mi immagino Stefania ferita, stranita, stanca, gioiosa, che cerca nel vangelo la combinazione segreta con cui aprire il mistero della propria vita quotidiana.
Vedo che la cerca e che la trova, ma poi non osa dirsi che è proprio così, di essere riuscita; per cui, certo, quella preghiera, la scrive per sé su quello straordinario diario virtuale che sono facebook o un blog, ma poi vuole una conferma, e così approda alle librerie e s’innamora di quegli autori che le tolgono il peso – l’idea – di essere stata brava.
Che le permettono di continuare a credere di sé stessa che è solo una moglie qualsiasi, una madre qualsiasi, con sogni come tutti, che un po’ si realizzano un po’ no. E non invece, qual è veramente, una profezia innamorata di Cristo i cui sogni irrealizzabili in verità si realizzano.
“No, no, don Mauro. Questo poi è proprio un sogno impossibile da realizzare”.
“Quale, Stefi?”
“Che le mie preghiere scritte – nate solo per me – vengano lette da migliaia di persone e pubblicate in un libro”.
Don Mauro Leonardi