Senza categoria

COME UN BAMBINO PRESO PER MANO, Omelia di Papa Francesco, Sacro Cuore 2014

Omelia del Papa Francesco nella solennità dl Sacro Cuore, a santa Marta, ricostruita con i contributi da me assemblati, di Radio Vaticana e di Osservatore Romano.

Abbiamo un Dio «innamorato di noi», che ci accarezza teneramente e ci canta la ninnananna proprio come fa un papà con il suo bambino . Per comunicare il suo tenero amore di Padre all’uomo, Dio ha bisogno che l’uomo si faccia piccolo. È il pensiero che Papa Francesco ha sviluppato all’omelia della Messa del mattino presieduta a Casa S. Marta, nel giorno in cui la Chiesa celebra il Sacro Cuore di Gesù. Dio non aspetta ma dà, non parla ma agisce. Non c’è ombra di passività nel modo che il Creatore ha di intendere l’amore verso le sue creature. Papa Francesco lo spiega all’inizio di un’omelia nella quale si sofferma sul “cuore” di Gesù, celebrato dalla liturgia. Dio, ha affermato, “ci dà la grazia, la gioia, di celebrare nel cuore di suo Figlio le grandi opere del suo amore. Si può dire che oggi è la festa dell’amore di Dio in Gesù Cristo, dell’amore di Dio per noi, dell’amore di Dio in noi”.
E «amore», appunto, è la parola chiave scelta dal vescovo di Roma per esprimere il significato profondo della ricorrenza del Sacro Cuore. Perché, ha fatto notare, «oggi è la festa dell’amore di Dio, di Gesù Cristo: è l’amore di Dio per noi e amore di Dio in noi». Una festa, ha aggiunto, che «noi celebriamo con gioia». “Ci sono due tratti dell’amore. Primo, l’amore è più nel dare che nel ricevere. Il secondo tratto: l’amore è più nelle opere che nelle parole. Quando diciamo che è più nel dare che nel ricevere, è che l’amore si comunica: sempre, comunica. E viene ricevuto dall’amato. E quando diciamo che è più nelle opere che nelle parole, l’amore sempre dà vita, fa crescere”. Ma per “capire l’amore di Dio”, l’uomo ha bisogno di ricercare una dimensione inversamente proporzionale all’immensità: è la piccolezza, dice il Papa, “la piccolezza di cuore”. Mosè, ricorda, spiega al popolo ebreo di essere stato eletto da Dio perché era “il più piccolo di tutti i popoli”. Mentre Gesù nel Vangelo loda il Padre “perché ha nascosto le cose divine ai dotti e le ha rivelate ai piccoli”. Dunque, osserva Papa Francesco, quel che Dio cerca con l’uomo è un “rapporto di papà-bambino”, lo “accarezza”, gli dice: “Io sono con te”: Del resto Gesù lo dice chiaramente: se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli. Ecco allora la strada giusta: «Farsi bambini, farsi piccoli», perché «soltanto in quella piccolezza, in quell’abbassarsi si può ricevere» l’amore di Dio. Non a caso, ha osservato il vescovo di Roma, è «lo stesso Signore» che, «quando spiega il suo rapporto di amore, cerca di parlare come se parlasse a un bambino». E difatti Dio «lo ricorda al popolo: “Ricordati, io ti ho insegnato a camminare come un papà fa con il suo bambino”». Si tratta proprio di «quel rapporto da papà a bambino». Ma, ha avvertito il Pontefice, «se tu non sei piccolo» quel rapporto non riesce a stabilirsi. Ed è un rapporto tale che porta «il Signore, innamorato di noi», a usare «pure parole che sembrano una ninnananna».
Questa è la tenerezza del Signore, nel suo amore; questo è quello che Lui ci comunica e ci dà la forza alla nostra tenerezza. Ma se noi ci sentiamo forti, mai avremo l’esperienza della carezza del Signore, le carezze del Signore, tanto belle… tanto belle. ‘Non temere, io sono con te, io ti prendo per mano…’. Sono tutte parole del Signore che ci fanno capire quel misterioso amore che Lui ha per noi. E quando Gesù parla di sé stesso, dice: ‘Io sono mite e umile di cuore’. Anche Lui, il Figlio di Dio, si abbassa per ricevere l’amore del Padre”.
Un’altra verità che la festa del Sacro Cuore ci ricorda, ha detto ancora il Papa, si può ricavare dal brano della seconda lettura tratto dalla prima lettera di san Giovanni (4, 7-16): «Dio ci ha amato per primo, lui è sempre prima di noi, lui ci aspetta». Il profeta Isaia «dice di lui che è come il fiore del mandorlo, perché fiorisce per primo nella primavera».
Quando noi arriviamo, Lui c’è. Quando noi lo cerchiamo, Lui ci ha cercato prima. Lui è sempre avanti a noi, ci aspetta per riceverci nel suo cuore, nel suo amore. E queste due cose possono aiutarci a capire questo mistero dell’amore di Dio con noi. Per esprimersi ha bisogno della nostra piccolezza, del nostro abbassarci. E, anche, ha bisogno del nostro stupore quando lo cerchiamo e lo troviamo lì, aspettandoci”. Riepilogando la sua meditazione, Papa Francesco ha riaffermato che i due tratti indicati «possono aiutarci a capire questo mistero dell’amore di Dio con noi: per esprimersi ha bisogno della nostra piccolezza, del nostro abbassarsi. E ha bisogno anche del nostro stupore quando lo cerchiamo e lo troviamo lì ad aspettarci». Ed è «tanto bello — ha constatato — capire e sentire così l’amore di Dio in Gesù, nel cuore di Gesù».
Il Pontefice ha concluso invitando i presenti a pregare il Signore perché dia a ogni cristiano la grazia «di capire, di sentire, di entrare in questo mondo così misterioso, di stupirci e di avere pace con questo amore che si comunica, ci dà la gioia e ci porta nella strada della vita come un bambinoper mano».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *