Domenica 30 ottobre al mattino, quando ancora non sapevo del nuovo terremoto in Umbria e cercavo di abituarmi alla nuova ora solare, predicavo sul vangelo di Luca che narra l’incontro di Gesù con Zaccheo, e lo guardavo con occhi nuovi, così al meno mi pare. Mettevo in evidenza a me stesso e a chi ascoltava l’essenzialità di Gesù che perdona. All’inizio della meditazione (chi mi conosce sa la mia scarsa lucidità mattutina) forse non mi spiego bene sulla possibilità che Gesù conoscesse già Zaccheo o no. Pare chiaro dal Vangelo che Zaccheo non lo conoscesse di vista, ma solo per fama. Gesù invece lo vede e lo chiama subito con il suo nome: Zaccheo. E’ bello pensare che lo conosca da sempre come Dio, ma non si può escludere del tutto che lo potesse aver conosciuto con scienza umana, per fama, per indicazione di qualcuno che stava con lui, per averlo già visto da lontano in un’altra occasione e così via. Ma sono particolari trascurabili: quello che mi interessa è meditare sul modo di salvare e di perdonare di Gesù, in questo episodio e in altri che cito.