Commento al Vangelo, Vangelo della domenica

La mano di Gesù che salva

Lorenzo Veneziano, Cristo salva Pietro dalle acque, Staatliche Museen, Berlino

Commento al Vangelo della domenica XIX del tempo ordinario

Nella diciannovesima domenica dell’anno A, prosegue il racconto di Matteo e scopriamo cosa succede dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Mt 14, 22-33
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Gli hanno dato cinque pani e due pesci e hanno visto come li ha moltiplicati per dodicimila persone e forse più.
Ma nonostante questo fanno ancora resistenza ad obbedirgli: deve costringerli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva.
Non vogliono staccarsi da lui e non riescono a capire come farà senza barca e con tutta quella folla, da solo senza il loro aiuto di uomini del servizio d’ordine. Ma alla fine cedono e si imbarcano.

Gesù in quella circostanza speciale vuole stare insieme alla folla senza intermediari, senza la fretta che a volte i suoi gli mettono, dire loro parole e lanciare sguardi, benedizioni, guarigioni che non saranno scritti nel Vangelo. Rimarranno solo nel suo cuore e in quello dei destinatari anonimi.

Poi vuole recuperare quel desiderio di preghiera e di solitudine con il Padre, per meditare con lui sulla morte di Giovanni e sul miracolo appena fatto, che prepara i suoi discepoli a consacrare e a distribuire il suo corpo e il suo sangue che diventerà cibo e bevanda nell’Eucaristia e che, raccontato, preparerà il suo popolo a riceverlo nella fede, a mangiare il suo corpo e a bere il suo sangue.

E poiché il giorno è pieno di gente, cerca la notte.
Sale sul monte che è la sua passione: gli dona solitudine, e, finché c’è luce, gli offre anche una vista sulla barca dei suoi che non riesce a raggiungere la riva. Faticano con il vento contrario.
Guardandoli prega per loro e per la barca della sua chiesa. La vede proiettata nella storia, agitata dalle onde e dal vento contrario.
Padre, “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola” (Gv 17,20).

Soffre, prega, ma non corre subito ad aiutarli. Lascia che l’esperienza della loro impotenza e del bisogno che hanno di Lui penetri nei loro cuori.
Dopo varie ore va da loro, sul finire della notte, camminando sulle acque. Non hanno mai visto un uomo camminare sulle acque, né mai hanno visto un fantasma.
Eppure è più facile per loro pensare di vedere un fantasma che li spaventa, piuttosto che credere che colui che ha moltiplicato pani e pesci sotto i loro occhi, ha lo stesso dominio che ha Dio sulle cose che ha creato.
E può comandare alle acque che lo sostengano perché ha bisogno di raggiungerli e di aiutarli.

Le loro orecchie ascoltano le parole che Gesù dice sempre alla sua chiesa, per dissipare i fantasmi: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”.
Pietro, in una continua mescolanza di fede e di dubbio, gli dice: “Signore, se sei tu, comandami di venire da te sulle acque”.
Anche un fantasma in teoria potrebbe dirgli “vieni”, ma Pietro si fida e va.
Il cuore gli dice che quelle parole sono autentiche di Gesù.
Ci crede, accoglie l’invito a non avere paura. Ma poi il rumore del forte vento cancella le parole di Gesù e la paura lo vince di nuovo.
Ma crede ancora che sia Gesù e che lo possa salvare e dice le parole che per tutti noi sono sempre un’àncora di salvezza: “Signore, salvami”.
Gesù lo afferra per la mano.
La fede c’è ma è poca: “Perché hai dubitato?”.
Così, con lo stesso gesto, prendendola per mano, tolse la febbre alla sua suocera, e ridiede la vita alla figlia di Giairo. E Pietro era lì a vederlo.
Alla fine, quando la mano è la sua mano e la stretta di Gesù lo salva, Pietro impara la lezione e dopo Pentecoste farà come Gesù: prenderà la mano destra dello storpio dalla nascita, che, grazie a quel gesto e alle parole di Pietro, “nel nome di Gesù Cristo” comincerà a camminare.

2 pensieri su “La mano di Gesù che salva”

  1. Orlando alberto dice:

    Del commento fatto condivido soprattutto il riferimento all’eucarestia: i verbi usati per la moltiplicazione dei pani sono gli stessi dell’istituzione dell’eucarestia: pronunciò la benedizione, spezzò i pani, li diede.
    Solo due osservazioni: 1) “costrinse i discepoli…… congedata la folla”. Non è che i discepoli non volevano obbedirgli ma volevano festeggiare dopo il miracolo dei pani. Gesù li manda sul mare (simbolo delle forze del male) per dire “non soffermatevi sui successi, c’è una realtà di male da affrontare”. “Congedata la folla”: non si riesce a indovinare il come, ma di certo non si soffermò a fare miracoli e benedizioni. Gli evangelisti non dimenticano mai di comunicarcelo quando avviene. Inoltre se si fosse soffermato a fare miracoli non si sarebbe più liberato della folla. 2) “salì sul monte.. a pregare.. da solo” : tra le righe di queste parole ci sono verità poco conosciute. Nei vangeli non è mai detto che Gesù andava al tempio a pregare, ma sempre su un monte o in luoghi solitari. Luca che è particolarmente attento al tema della preghiera specifica sempre che Gesù andava al tempio a insegnare e in luoghi solitari a pregare. L’evangelista Giovanni espliciterà chiaramente il messaggio di Gesù: l’inutilità di templi e santuari (Gv. 4,21-24). “da solo” è un richiamo al discorso della montagna dello stesso Matteo: “Tu, quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo” (Mt. 6,6).
    Leggere tra le righe del vangelo è scoprire meraviglie del vangelo nascoste. Si trovano cose molto probabili, probabili o solo possibili, però penso che si debba mantenere sempre come obiettivo il capire cosa voleva dire l’evangelista, che è il testimone della chiesa primitiva. Inventare troppo andando oltre il possibile è legittimo; è stato fatto già dai vangeli apocrifi; può essere anche edificante, m rimane qualcosa di poco solido.

  2. Andrea Mardegan dice:

    Caro Alberto, ti ringrazio davvero delle tue osservazioni e integrazioni. D’altra parte anche tu interpreti ( è bello che il Vangelo lasci libera l’interpretazione di ciò che non spiega) quando dici che i discepoli volevano restare per festeggiare il miracolo. Si potrebbe anche dire, come ho sentito da un commentatore, che i discepoli esperti di lago erano incerti sul tempo che minacciava tempesta, o che volevano proteggere Gesù dalla folla, e così via. Non concordo sul fatto che il Vangelo dica tutto quello che ha fatto Gesù, tutti i miracoli, (ricordi la famosa chiusa del quarto Vangelo, sulle “molte altre cose compiute da Gesù”?, e l’iperbole: che se si scrivessero tutte il mondo intero non basterebbe a contenere i libri? Rimane la suggestiva misteriosità del perché Gesù ha voluto spedire i suoi sul lago, mentre lui da solo congedava la folla. Un suggestivo commento che ho sentito in questi giorni dice così: nel seguire Gesù, a volte, Gesù ti costringe a metterti in situazioni complicate. e ti lascia a combattere con il male, come dici tu (giusta l’annotazione sul mare come simbolo del male). E poi, dopo ore, viene a liberarti. Non riesco a immaginare un Gesù che congeda la follia dieci minuti, come un gendarme, senza dedicarsi ai mali di alcuni di loro. Molto interessante e utile la tua seconda annotazione sulla preghiera da solo e non nel tempio ma immerso nel mondo. Grazie per come mi segui. Ne parleremo a voce.

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