Commento al Vangelo, Vangelo della domenica

Il padrone buono della vigna

Francesco Maffei, Parabola dei lavoratori della vigna, Museo di Castelvecchio, Verona

Commento al Vangelo della XXV domenica del tempo ordinario

Domenica 20 settembre nella domenica 25esima del tempo ordinario (A) leggiamo una parabola presente solo nel vangelo di Matteo, quella del compenso di un denaro per tutti i lavoratori della vigna, anche quelli dell’ultima ora.

Mt 20, 1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

La parabola degli operai della vigna che ricevono ciascuno un denaro è riportata solo da Matteo.
Narra la buona novella di Dio che chiama tutti a lavorare nella sua vigna, in diverse ore del giorno e dona a tutti, perché è buono, la ricompensa che è lui stesso, la sua vita divina partecipata, la beatitudine del cielo.

Il padrone di casa, immagine di Dio, ci tiene alla sua vigna, immagine di Israele e della Chiesa.
I primi li chiama all’alba e sono gli unici con cui pattuisce un denaro di compenso.
È il salario di una giornata di lavoro e permette di vivere per un giorno.
Quando le ore fresche e più produttive sono passate, alle nove, esce di nuovo a cercare operai, e li manda a lavorare ma non specifica la ricompensa: “Il giusto ve lo darò”.
Fa lo stesso a mezzogiorno e alle tre. Il lavoro finiva alle sei del pomeriggio.

Alle cinque, quando manca un’ora sola, esce per la quinta volta e vede gente sfaccendata e domanda loro perché stanno senza far nulla.
Rispondono: “Nessuno ci ha presi a giornata”.
E li chiama lui “a giornata”, per un ora sola, nel suo podere: “Andate anche voi”.
Saranno un intralcio per gli altri, ma lui vuole che tutti lavorino nella sua vigna.
Alla sera comincia da questi ultimi, quelli di un’ora sola e dà loro un denaro.
Poi lo stesso a quelli delle tre del pomeriggio, a quelli di mezzogiorno e a quelli chiari alle nove del mattino. A tutti, anche a quelli chiamati all’alba, arriva, come stipendio della giornata di lavoro, un soldo.
I chiamati per primi mormorano: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
La risposta a uno solo dei mormoratori, permette a Gesù di fare una domanda che interpella ciascuno: “Amico, io non ti faccio torto”. Ti do quanto pattuito. Non posso dare anche a loro lo stesso?
In greco la frase centrale del brano suona cosi: “Forse il tuo occhio è cattivo perché io sono buono?”.
I Padri hanno applicato la parabola alle persone che vengono chiamate in età diverse della vita, o alle diverse epoche della storia della salvezza.

Può essere un’insegnamento per i farisei che legavano la salvezza alle loro opere, o per i cristiani giudaizzanti che vedevano arrivare la salvezza anche per i pagani dell’ultima ora.
Ma è anche un insegnamento perenne che aiuta a esaminarsi sull’invidia per i doni che Dio dà a ciascuno.
Dio dona se stesso e non può dare meno che tutto se stesso.
Questi “giusti” che hanno lavorato nella vigna pensano che il dono di Dio sia frutto della loro fatica e invece è solo frutto della sua bontà.

Aver lavorato per lui tutto il giorno è una grazia e non un peso.
La parabola serve a chi lavora nella vigna del Signore, per convertirsi sempre alla fede di chi crede che il dono di Dio è gratuito e viene dalla sua bontà.
Serve anche ad esaminarsi sull’invidia dei doni che Dio dà ad altri.
Per chi ha lavorato prima e per chi ha lavorato tanto, anche in condizioni sfavorevoli, ad aprire il cuore di fronte agli ultimi arrivati che godono di un lavoro più agevole e a volte raccolgono più frutti di chi li ha preceduti.

2 pensieri su “Il padrone buono della vigna”

  1. Camilla Sardo dice:

    Sempre stupenda questa pagina di Vangelo che ci indica il cammino come ha ben commentato DON ANDREA

  2. Sabrina dice:

    Aver lavorato per lui tutto il giorno è una grazia e non un peso.
    La parabola serve a chi lavora nella vigna del Signore, per convertirsi sempre alla fede di chi crede che il dono di Dio è gratuito e viene dalla sua bontà.
    Serve anche ad esaminarsi sull’invidia dei doni che Dio dà ad altri.
    Grazie di cuore per questa bella riflessione e anche per tutte le altre

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